Preposizioni semplici: piccole parole che possono precedere un nome, un pronome o un verbo all’infinito. Ognuna di queste preposizioni crea un collegamento di significato diverso fra la parola che la precede e la parola che la segue.
Il campo scuola dei Giovanissimi AC ha avuto questo tema principale, un filo che ci ha tenuti insieme, stretti, uniti, vicino le stesse riflessioni, emozioni ed esperienze.
Sono stati giorni intensi, pieni di testimonianze.
Ogni dettaglio è stato uno spunto di riflessione, un’opportunità per mettersi in gioco, in discussione, per mettere in dubbio ogni contorno.
Perché infondo noi non siamo altro che preposizioni semplici, che collegano, danno senso, e riescono a cambiare tutto. E di questo noi ne siamo sicuri, lo abbiamo toccato con mano, lo abbiamo sentito dentro.
Abbiamo conosciuto una realtà quasi incantata, quella dei frati minori a Napoli, ascoltando le loro testimonianze di grande impatto. Quanto è forte la potenza di Cristo? Ascoltando i vari frati che si sono raccontati è stato chiaro che la vita che viviamo, a cui ci ancoriamo con tutte le nostre forze, con tutto il contorno ( abiti, divertimenti…tutto ciò che è superfluo) , è in realtà solo una parvenza. La vera vita non è quella che noi rincorriamo, cercando di stare al passo con la società, che corre, cresce, ci porta verso scelte, cambiamenti, acquisti, bellezze che ingannano. La vera vita è quella del cuore, che ha una grande potenza, un grande impatto.
Esperienze di vita significative come quella di Davide Cerullo: un uomo forte, con il coraggio di scappare da quella che era una vita sbagliata, di parlare di ciò che provoca paura, di spezzare il silenzio, di guardarsi dentro e aprirsi, scrivere, parlare, per aiutare l’altro, per aprire le catene di questo meccanismo malato.
Davide ci parla della sua storia, mettendosi a nudo davanti a noi, esprimendo paure e debolezze. La sua storia è piena di racconti che lasciano senza fiato, che fanno riflettere.
Lui non dà la colpa a Scampia, al luogo o al quartiere. Il problema sta nella mancanza di amore, di cultura. Le mancanze lasciano sempre un vuoto, che viene colmato con qualcos’altro che spesso non è ciò che cerchiamo.
In cosa ci rifugiamo quindi? Abbiamo il coraggio di guardare in faccia le nostre mancanze e accoglierle, affrontandole con tutte le difficoltà e i dolori che provoca?
Ci siamo resi conto delle vere difficoltà di realtà diverse dalle nostre, dialogando con Don Maurizio Patriciello vedendo la realtà, percependo il silenzio, gli sguardi, di quel quartiere, di quell’ambiente. Dio è indispensabile, Dio è risposta, è consolazione ed è forza, per lottare, per credere nel bene.
Noi ragazzi ci siamo trovati in situazioni ‘scomode’ , anche con un po’ di paura, di dubbi, per l’altro. Ci siamo adoperati preparando il cibo per i senzatetto di Napoli, girando poi per la città donando un pasto a coloro che senza una dimora, senza denaro, vivono di provvidenza ,dipendendo dal prossimo, dalla carità. Noi ragazzi, che spesso ci sentiamo un piccolo puntino in un mondo così grande siamo stati strumento di provvidenza, siamo stati il braccio di Gesù, siamo stati il buon samaritano. È bello accorgersi dell’importanza di ogni uomo, del compito diverso, dell’originalità.
Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo” (Is 43,1-4). Questa è stata la mia frase, quella frase che senti dentro, che Fra Samuele ha letto il primo giorno di questa esperienza e che mi ha accompagnato. In un mondo in cui tutti sembriamo sostituibili, uguali, è bello comprendere ed ascoltare che non è così agli occhi di Dio. È bello sentirsi unici e apprezzati per questo.
Questo percorso è stato coronato dall’esperienza del giubileo.
Abbiamo lasciato Napoli, zaini in spalla, sacco a pelo in mano, e siamo andati a Roma. Quarantacinque persone in giro per Roma, sotto il sole, con la stanchezza di una settimana impegnativa alle spalle.
Siamo diventati pellegrini di speranza, abbiamo fatto chilometri, per poi arrivare a Tor Vergata, insieme a circa 800mila giovani.
La bellezza di vedere così tante persone che insieme, nella gioia, nella fede, nella stanchezza condivisa che camminano insieme, anche se con fatica. Qual è il motore?
Gesù! La fede! La voglia di vivere, scoprire, esprimersi.
Rendersi conto della quantità di gente che era lì, con il sorriso, intonando canti di preghiera, nell’ora più calda della giornata, tra sudore e mal di schiena, è significato rendersi conto della forza di Cristo. Dell’importanza della sua presenza in ogni nostra azione, nella nostra vita. Quante volte ci troviamo nella noia, privi di motivazione, privi di stimoli? Soprattutto per noi giovani, questa è una sensazione che viviamo spesso, in cui ci sentiamo intrappolati, in un mondo che non ci offre ciò che vorremmo; e allora restiamo immobili, sentendoci piccoli. La vera soluzione è Gesù nella vita. Gesù che dona il sorriso, la forza, la grinta per andare contro quel mondo e dimostrare che le cose belle esistono. In questo giubileo si è dimostrato al mondo che i giovani ci sono, e hanno voglia di crescere, migliorare. I giovani sono pronti per diventare gli adulti del domani, e sono pronti per prendere in mano il mondo, orientandosi verso la giusta strada.
Questo campo è stato espressione di tanti aspetti: espressione di vita, dimostrazione di cambiamento, esperienza di carità, prova di fede, verifica della motivazione, analisi del senso della nostra esistenza.
Grazie agli educatori e a Don Manlio, presenze fondamentali che ci donano opportunità uniche e irripetibili. Loro sono esempio per noi di fede, di provvidenza, di fiducia a Cristo, che dona la forza, ascolta e guida. Grazie perché sono accompagnatori presenti con la mente e con lo spirito, pronti ad accogliere, ad ascoltare e soprattutto ad amare.
di Silvia Giliberto