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“Maria con i piedi per terra”. Gli esercizi spirituali quaresimali

da Redazione
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Maria con i piedi per terra: così sono stati intitolati gli esercizi spirituali quaresimali tenuti nella nostra parrocchia dal teologo Paolo Curtaz il 22 e 23 Marzo scorsi; una lectio divina su ciò che i Vangeli ci raccontano di Maria.
Due giorni intensi dedicati ad una conoscenza ravvicinata della missione della Madre di Gesù con dinamico stile narrativo.
E’ stato bello vedere scendere Maria dalla nicchia dove la nostra devozione l’ha relegata per troppo tempo e venendoci incontro ci ha presi per mano, ci ha condotto in un viaggio fatto da sei tappe, tante quante sono le vicende che ci parlano di lei.
Ascoltando il relatore, abbiamo visto di sera in sera aumentare il desiderio che albergava in ognuno dei presenti, cioè quello di sapere, scrutando tra le pieghe di quei versetti che ci parlano di lei, di chiederle di raccontarci come sono andati veramente i fatti e di come l’hanno coinvolta.
Nella prima serata, Curtaz ci ha parlato dei primi momenti che la ritraevano come protagonista nella missione del Figlio: il mistero dell’Annunciazione ad opera dell’angelo Gabriele mandato da Dio, la Visitazione presso la parente Elisabetta ed infine la fuga in Egitto.

Dio decide di farsi uomo e in questa mirabile opera coinvolge a pieno titolo un’adolescente che nell’annuncio più grande che l’umanità abbia ricevuto, riesce a tenere testa al Principe degli angeli. Maria dimostra fin da subito la sua maturità umana e spirituale. Un’adolescente che si mostra fin da subito ferma e risoluta sulle proprie scelte, certa di non deludere le aspettative che Dio (e l’umanità intera) ha riposto su di lei.

Oggi ci chiediamo anche, chissà quali saranno state le sue riflessioni a mente fredda nei giorni che seguirono il grande evento, quale grado di consapevolezza umana abbia avuto una ragazzina di tredici/quattordici anni, oppure con chi si sia confidata nell’immediato.
Un SI che ha ha caratterizzato non solo la sua esistenza ma anche quella di milioni di persone che si sono susseguiti nel corso della storia della chiesa e che continuano a farlo ancora oggi.
La scelta del tema mariano, a ridosso della festa dell’Annunciazione, ruotava attorno alla meditazione e all’attualizzazione di quel suo SI, un evento che ci interroga ancora oggi e ci chiede ancora una volta se siamo sempre disposti a fare spazio a Dio nella nostra vita.
In tal senso la nostra comunità è ancora una volta pronta a dire grazie a Maria, grazie per quel SI che ci permette sempre di riunirci nel nome del suo Figlio.
L’icona della Visitazione presso la parente Elisabetta, nasce da un senso di premura, di servizio e di vicinanza, ma anche di condivisione di un annuncio che le accomuna entrambe.
Un incontro tra cugine all’insegna della comunione, delle meraviglie che il Signore ha operato nelle loro vite e che si manifesta in un canto: il Magnificat. Danzano insieme perché Dio interviene nella loro e nella nostra storia colmandola di grazia.
Contestualizzando l’evento, verrebbe da pensare a come sarebbe bello se le varie realtà di una parrocchia si incontrassero condividendo le gioie ma anche i problemi che si incontrano nella costruzione di una comunità: l’uno che si rende strumento di Dio per l’altro, così da potere dire come Maria, Grandi cose ha operato l’Onnipotente attraverso ognuno di noi.
La fuga in Egitto, è una pagina che segna duramente la Sacra famiglia, costretta a rifugiarsi in una regione considerata dagli ebrei come il luogo di perdizione interiore.
Una vicenda meritevole di essere ricordata e intitolata in modo solenne tra le pagine del calendario liturgico.
Una pagina che ha ispirato artisti e poeti, una dimensione interiore che possono capire fino in fondo, solo coloro i quali hanno vissuto il dramma della persecuzione e il ritrovarsi più poveri dei poveri in terra straniera.
La seconda serata è stata dedicata al secondo gruppo delle icone evangeliche mariane: le Nozze di Cana, Maria che accompagna coloro i quali volevano dissuadere Gesù dalla sua missione, ed infine Maria addolorata, presente sotto la croce del Figlio.

Nella prima, l’evangelista Giovanni ci racconta con dei fatti narrati in maniera non proprio esplicita, pieni di sottintesi e di rimandi alla storia di Israele, alle nozze tra Dio e il Popolo che si è scelto per annunziare il suo Santo Nome.
In questa prima icona, Maria inizia a manifestarsi come madre della Chiesa nascente, inducendo Gesù a compiere il miracolo del vino anche se questi vorrebbe sottrarsi all’azione miracolosa, proprio perché non è ancora giunta la sua ora.

In uno scambio di parole, di sguardi e di azioni che precedono il primo segno di Gesù, vi troviamo anche ognuno di noi, i Servi della Parola; siamo coloro i quali ci viene rivolto il comando di riempire con fiducia le giare della nostra esistenza con litri e litri della nostra acqua, dell’acqua della nostra umanità, che verrà, se lo vogliamo, vedere tramutata nel Vino della gioia nel Signore. Una domanda sorge spontanea: quanto e cosa riesce a fare Dio nella vita di ognuno di noi? Lui fa quel che può nella misura in cui Lo lasciamo fare. Si, perché Dio ha l’umiltà di appoggiarsi alla nostra umanità. E’ un Dio che ci attende.
E’ bello anche pensare ad una Madre che si accorge anzitempo che nella nostra vita c’è qualcosa che non sta funzionando; che sa in anticipo ciò di cui noi stessi capiremo più avanti. Avere Maria dalla nostra parte, significa giocare d’anticipo sugli eventi che caratterizzano la nostra vita.
Nell’icona seguente, troviamo Maria in una pagina che fa poco onore ai parenti nazaretani di Gesù ed ai discepoli del tempo. Una vicenda imbarazzante, all’inizio stralciata nel Vangelo ma poi reintrodotta. Stiamo parlando di una scena presente nei tre vangeli sinottici, nella quale viene narrata contestualmente l’inizio della predicazione di Gesù.
Ci troviamo a Cafarnao e il modo di operare e di interagire con le folle che ha Figlio di Dio, è assimilato, dai depositari della fede di Israele, a quello di un indemoniato; infatti in un momento dedicato alla predicazione, viene riferito a Gesù, che sua madre e i suoi fratelli lo stanno cercando a motivo del fatto che (nella sostanza) Lui è una vergogna per la famiglia ed è meglio chiudere al più presto questa pantomima. Ma Gesù rilancia subito riabilitando la propria missione: << Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Sono coloro che ascoltano e mettono in pratica la mia Parola>>. Qui ci troviamo ad un momento di svolta per Maria, un momento dove il suo ruolo di madre carnale diventa secondario rispetto a quello di discepola del Figlio e madre spirituale di tutti noi.
Nel passo evangelico, non è riportato nel dettaglio, ma conoscendo l’indole e la fede di Maria, in una assurda vicenda come questa, lei sicuramente si schiera fin da subito dalla parte del Figlio e non dei nazaretani, lei che queste cose le erano state predetto e aveva contribuito alla preparazione di tutto ciò.
Come Maria, se non lo abbiamo ancora fatto, è arrivato il momento di schierarsi da che parte stare, se con i cosiddetti benpensanti o con Cristo. Se è arrivato il momento per ognuno di noi di annunciare al mondo con convinzione che Dio esiste ed è bellissimo.
L’ultima icona evangelica di Maria la ritroviamo in Giovanni. Nel quarto Vangelo troviamo la figura di Maria soltanto due volte: la prima alle nozze in Cana di Galilea, la seconda riemerge alla fine dei racconti. La ritroviamo con una postura diritta, con i piedi ben piantati a terra, sotto il legno della croce del Figlio.
Stava lì, a condividere la sofferenza di colui che i profeti avevano definito il Re dei Giudei, l’Atteso, il Messia. Lei, la Madre di Dio, immersa in questo dolore, viene qui riconosciuta dalla Chiesa come corredentrice dell’umanità.
Se a Cana l’ ora non era ancora giunta, qui siamo nel pieno compimento dell’ “ora”. Maria è chiamata “donna”, come già a Cana.
Sulla scia del miracolo operato a Cana di Galilea, Gesù consegna definitivamente la propria Madre al Popolo eletto, alla Chiesa che nasce sotto i piedi della croce. Giovanni, l’affidatario, rappresenta ognuno di noi al quale, ancora oggi, viene riconsegnata, per insegnarci a serbare tutte queste cose nel cuore, meditando le meraviglie che Lui ha compiuto nella nostra vita.
Affidiamoci dunque a lei perché ci aiuti a mettere insieme i pezzi della nostra esistenza. A mettere insieme le varie sfaccettature della nostra persona, di padre di famiglia, di lavoratore, di operatore pastorale, di Popolo sacerdotale.

di Donato Bruno

1 commento

rosariapiazfz36m 8 Aprile 2022 - 10:08

Articolo a dir poco eccezionale .Maria protagonista della missione del Figlio.Con il sì di Maria ci vieni da chiedere se siamo disposti a far spazio a Dio nella nostra vita. Maria la discepolo del Figlio e Madre spirituale di tutti noi, affiidiamoci a Lei perché ci aiuti a mettere e unire i pezzi della nostra esistenza.Complimenti.

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