Home Annunziando U Signuri portato a spalla … i 30 anni di un evento

U Signuri portato a spalla … i 30 anni di un evento

da Redazione
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Siamo arrivati alla settimana santa e che culminerà nella domenica di Pasqua.

Durante il triduo pasquale è usanza, nel nostro paese, far girare, per le vie cittadine le statue del SS.mo Cristo flagellato alla Colonna, e del SS.mo Cristo che porta la Croce.

I due simulacri sono trasportati in processione sulle spalle da ragazzi e adulti di età compresa fra i 18 e 60 anni, che ogni anno offrono questo loro servizio per far rivivere a tutti i credenti i momenti più dolorosi della passione di Cristo.

Ma mentre il SS.mo Cristo flagellato alla colonna vede questa tradizione perdersi nella memoria, portare sulle spalle, il Cristo che porta la Croce, ha una storia più recente. Sono solo trent’anni che “u Patri a Cruci” viene portato “a Spadda”.

La storia dice che, la chiesa dell’Annunziata era una chiesa di signorotti, i quali in tempi antichi pagavano alcuni “urdinari” per portare per le vie del paese il simulacro.  Questi però, solevano eccedere con il vino e di conseguenza, presi dai fumi dell’alcol, lasciavano “u Signuri” per le strade, abbandonando la statua senza alcun ritegno.

Per ovviare a questo problema ecco che, intorno al 1962, si decise di servirsi di una macchina elettrica per poter trasportare il simulacro senza dover scomodare nessuno.

Con il passare del tempo però i ragazzi all’interno della parrocchia aumentano soprattutto dal 1988, anno in cui un gruppo di giovani appena diciottenni comincia a riunirsi nell’allora chiesetta di San Biagio non adibita al culto fino a qualche anno fa.  Don Paolo Ferlisi scrive: “i giovani erano presenti in parrocchia ma non assidui” ma pian piano il loro numero aumenta e sono sempre più i ragazzi che si affiancano alla  macchina nelle processioni. Hanno anche una loro divisa, la felpa bianca con lo stemma.

Nel 1993 alcuni di questi ferventi ragazzi, si rendono disponibili per portare a spalla il simulacro. I portatori sono cento, sembra un numero più che sufficiente, ma non lo è.

Uno di quei primi portatori dice: “Ti possono sembrare tanti ma non lo sono se calcoli venti – venticinque portatori per braccio, non resta granché, non c’è il cambio. Ma lo vogliamo fare, decidiamo di farlo e incoraggiati da Padre Ferlisi, che ci dà fiducia, ci facciamo il segno della croce e per la prima volta dopo anni, u “patri a Cruci” varca le porte dell’Annunziata sulle spalle di noi giovani nunziatari.  Arriviamo fino alla vecchia chiesa del parco Forza, gridiamo “E picciuotti” chiedendo a quel volto pietoso di darci l’energia per riportarlo nella sua nicchia. E ci riusciamo. la festa è un successo.  Tutto è andato bene.

Al rientro siamo stremati ma soddisfatti”.  Lo stesso padre Ferlisi scrive: “Furono veramente ammirabili sia nel portare il simulacro che nel mantenere l’ordine durante la processione”.

Da quel momento “l’Associazione Cattolica Don Bosco” diventa “L’associazione dei portatori del SS.mo Cristo che porta la Croce” i cui membri sono i ragazzi che ogni anno si caricano di quel peso con orgoglio, onore e devozione.

Molti parlano di fanatismo, io credo più a un atto di fede.

Portare il Cristo è un’offerta, in cui il portatore offre la propria spalla e accompagna Gesù sofferente lungo le vie del paese. È un servizio alla vita del figlio di Dio è il Signore Gesù che parla nel vangelo: “Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero”.  E voi portatori in quel giorno aiutate il figlio dell’uomo a portare quel peso. Siete i Cirenei perpetui.

E allora portatori, come da trent’anni e fin quando avrete fede, urlate: “E picciuotti” più forte che mai.

di Franco Sacchetta – Primo Presidente dell’Associazione Don Bosco

In foto: Processione SS.mo Cristo che porta la Croce – Anno 1993

3 commenti

Corrado. Fidelio 4 Aprile 2023 - 16:04

tutto diverso dalla vera storia

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Corrado. Fidelio 4 Aprile 2023 - 16:05

Tutto diverso dalla realtà recente e storica

Rispondi
Salvatore Donato BRUNO 6 Aprile 2023 - 03:28

Confermo ogni singola parola. Ricordo anche di aver avanzato io stesso la proposta di farci chiamare “I Cirenei del SS. Cristo che porta la croce”.

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