Home Da Mihi Animas La “mia” Via Crucis vivente. Un’intervista sul dramma sacro

La “mia” Via Crucis vivente. Un’intervista sul dramma sacro

da Redazione
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Ci apprestiamo a vivere il periodo liturgicamente più forte di tutto l’anno, ovverosia la Settimana Santa che culmina poi nella Domenica di Pasqua e tutti noi sappiamo quanto negli ultimi due anni, tristemente segnati dalla pandemia da Co.Vi.D.-19, siano mancati agli Ispicesi in generale ed alla nostra comunità parrocchiale in modo particolare, i riti e tutte le tradizioni propri di questo tempo attraverso i quali si manifestano la fede e la devozione popolare.

Quest’anno, però, nella nostra cittadina abbiamo, grazie a Dio, la possibilità di recuperare  la “nostra” Pasqua, con le amate processioni e, per quanto riguarda specificamente noi Nunziatari, potremo tornare a vivere, oltre al Venerdì Santo ed alla Domenica di Pasqua, anche uno degli appuntamenti fissi che tradizionalmente ci avvicinano alla Pasqua, ovverosia l’ultimo Venerdì di Quaresima con la Via Crucis vivente che, collocandosi appena due giorni prima dell’inizio della Settimana Santa, rappresenta un preludio molto forte e sentito ai riti della stessa.

Abbiamo voluto palare di questo importante appuntamento proprio con colui che ne è stato il primo promotore e “regista”: il nostro confratello e associato Attilio Fava.

Attilio, parliamo della via crucis vivente che si svolge ad Ispica nell’ultimo Venerdì di Quaresima, quando e come nasce l’idea di rappresentare la via crucis? Nasce da te?

È successo che nel 1992, salendo per corso Vittorio Emanuele ad Ispica, diretto proprio verso la nostra amata basilica, incontrai il mio amico Nino Gianì e aveva questo testo, questo copione della Via Crucis che ho ancora qui e mi propose di realizzarlo. Ne parlai col parroco, don Paolo Ferlisi, il quale, però, all’inizio boccio la proposta, perché credeva che volessi fare qualcosa di folkloristico e direi anche carnevalesco, nel senso che i personaggi avrebbero dovuto vestire i costumi dell’epoca e questa cosa non gli piacque. Poi, però, l’anno successivo, quindi nel 1993, piano piano tornai a parlare col parroco facendogli effettivamente vedere e sentire anche, leggendogli la struttura del copione, quello che io ero intenzionato a fare. Gli feci capire, in sostanza, che la via crucis sarebbe stata come se si svolgesse, come quella che si svolge anzi, tutti i venerdì di quaresima in chiesa, così quella organizzata da me sarebbe stata proprio la stessa, con la presentazione delle varie stazioni, la preghiera e a seguire ci sarebbe stata la rappresentazione vivente”.

Quindi, era sempre un momento di preghiera in cui tu volevi inserire la rappresentazione. Ma con quale idea, con quale spirito?

Lo spirito di portare la via crucis fuori dalla chiesa, anziché di lasciarla confinata all’interno del sacro tempio, così da farvi assistere molta più gente, che in tal modo era messa in condizione di vedere tutta la passione e morte di Nostro Signore quasi dal vivo, nell’intento di suscitare una compartecipazione al mistero che con si stava rappresentando. Infatti, devo dire che c’era sempre una gran confusione, una massiccia presenza di persone”.

Tutto questo, abbiamo detto, ha inizio nel 1993, ma per quanti anni hai portato avanti la realizzazione della via crucis vivente?

Io ho portato avanti questo impegno dal 1993 fino al 2003, in modo continuativo. Poi, dopo il 2003 sono subentrate altre persone che hanno dato tutta un’altra impostazione in chiave, a mio modesto avviso, più attenta agli aspetti scenografici e di spettacolo piuttosto che allo spirito originario di preghiera. Perché, secondo me, quando si dice via crucis vivente, si intende pur sempre la preghiera e la meditazione dei misteri della Passione e Morte di Cristo, con la particolarità che essa che si svolge attraverso la rappresentazione dal vivo, appunto, dei vari momenti iconizzati nelle stazioni attraverso cui questo rito si snoda”.

Quindi, possiamo dire che lo spirito con cui tu hai pensato e realizzato la via crucis vivente era quello delle sacre rappresentazioni che fanno parte della tradizione cristiana cattolica sin dal Medioevo?

Si, esattamente, proprio così! La rappresentazione per me era pur sempre funzionale al fervore ed al raccoglimento interiore che doveva accompagnare le persone che venivano ad assistere a quello che era e rimaneva un momento di preghiera, proprio come avviene o dovrebbe avvenire quando la funzione si svolge all’interno della chiesa. Anzi, magari in quel modo si raggiungevano tutte quelle persone che in chiesa, magari, non venivano e sarebbero venute mai, vuoi per pigrizia o proprio per mancanza di volontà o anche per ragioni pratiche, perché la chiesa non avrebbe potuto contenerle tutte. All’esterno, invece, si partecipava, eccome: erano talmente tante le persone che spesso avevamo noi stessi difficoltà a muoverci per sistemare tutto quanto l’occorrente per la rappresentazione delle varie stazioni! In tutti gli anni in cui io ho cercato di fare del mio meglio per realizzare questa via crucis vivente c’era sempre, come dicevo prima, una gran moltitudine di gente”.

Volendo ora andare a parlare di alcuni aspetti più prettamente pratici, mi consta personalmente, perché un anno ebbi l’onore di partecipare anch’io alla via crucis vivente diretta da te, che i figuranti, se così possiamo chiamarli, dovevano proprio pronunciare da copione alcune battute che riportava fedelmente le frasi che ti troviamo scritte nei Vangeli.

Si, esatto, il copione nelle battute ricalca proprio quanto troviamo scritto sui Vangeli. E proprio come avviene in chiesa, c’era un lettore che enunciava la stazione, per esempio, avendo qui davanti il testo, leggo: ‘Gesù nell’orto degli ulivi’ e seguiva la narrazione, poi chi impersonava Gesù, dal vivo, recitava la frase ‘Padre, tutto è possibile a te, allontana da me questo calice, però sia fatta la tua volontà e non la mia’. Subito dopo seguiva la preghiera letta dal parroco, con la meditazione, eccetera”.

Ma negli anni hai sempre seguito fedelmente questa impostazione oppure, sempre nel rispetto dello spirito di preghiera, hai introdotto qualche innovazione, qualche variante?

No, no, nessuna innovazione, è sempre rimasta nello spirito della preghiera, almeno finché ci sono stato io a dirigerla. Infatti, questo è il testo originale da quando abbiamo iniziato nel 1993. L’unica variante ci fu soltanto nella parte in cui la Madonna si rivolge addolorata al Figlio che, appena deposto dalla croce, viene adagiato sulle sue ginocchia e gli parla come se in quel momento fosse vivo. Ecco, questa fu l’unica eccezione che ogni volta suscitava nei presenti proprio il pianto per quelle parole che la Madre pronunciava e per come le diceva. E di questo dobbiamo dare atto a Daniela Fava, colei che in tutto il mio periodo ha ricoperto il ruolo di Maria, di aver saputo suscitare l’emozione nella gente, un’emozione, però, non effimera, non vuoto sentimentalismo fine a se stesso, ma che era, invece, espressione di compartecipazione alla Passione di Cristo, con lo sguardo già rivolto alla sua Risurrezione”.

Ma che clima si respirava nella preparazione di tutto questo lavoro? Quali legami si instauravano tra coloro che si impegnavano insieme con te per la rappresentazione della via crucis? Hai qualche ricordo speciale?

Il clima era molto particolare, perché questa via crucis era molto sentita da tutti i giovani della Don Bosco, erano contentissimi di parteciparvi, anzi ti dirò: c’era una vera e propria gara tra loro per essere scelti come figuranti. Io cercavo di ridimensionare il numero dei partecipanti, vi ero costretto perché erano proprio tantissimi i ragazzi che avevano questo desiderio di collaborare con me nella realizzazione della via crucis, non mi hanno mai lasciato da solo, in tutti gli anni in cui ho diretto io la rappresentazione. L’entusiasmo, il fervore, l’amore per la via crucis erano e sono sempre stati al massimo in tutti, davvero”.

C’è, tra quelli che hanno partecipato, qualcuno con cui, se ce lo vuoi dire, si è creato un più forte legame di amicizia nella condivisione anno per anno di questa esperienza, consolidatosi nelle fasi di preparazione e realizzazione della via crucis?

Certamente, quegli anni hanno creato fortissimi legami tra me e, direi, l’intera associazione Don Bosco, proprio perché, come dicevo prima, sono stati in tantissimi a partecipare. E voglio anche dire che il legame si rafforzava anche tra l’Associazione Don Bosco ed i ragazzi stessi, perché coloro che in quegli anni in cui c’ero io partecipavano alla via crucis sono rimasti tutti quanti nell’associazione ed erano sempre volenterosi, costanti in tutte le iniziative, perché poi abbiamo fatto anche tantissime altre cose, altre rappresentazioni. Ecco, per esempio, voglio menzionare, oltre a Daniela Fava che ho già ricordato poc’anzi, coloro che negli anni hanno svolto il ruolo di Gesù. Cominciando dal 1993 e per due anni c’è stato Alessandro Fronte, un ragazzo meraviglioso, che seppe impersonare veramente Gesù nei gesti, nelle parole, insomma in tutto, in qualsiasi azione dalla prima stazione per arrivare fino all’ultima. Dopo Alessandro, che avrebbe tanto voluto continuare ma purtroppo non poté più partecipare perché trasferitosi fuori sede per motivi di studio, subentrò Claudio Moncada, eccezionale anche lui perché, come Alessandro, si immedesimava in quelle scene, in ogni singola stazione e la gente era davvero entusiasta, si emozionava in quelle frasi e movenze. Ricoprì quel ruolo per nove o dieci anni, se non ricordo male, poi volle lasciare il posto ad altri, ma è rimasto lì con noi, ha continuato a partecipare svolgendo altri ruoli. Nel ruolo di Gesù subentrò Salvatore Cicciarella, il quale partecipò con grande entusiasmo e subito, appena gli spiegai cosa dovesse concretamente fare, i movimenti, le parole da pronunciare, si immedesimo anche lui pienamente nel ruolo, tanto che sembrava che lo ricoprisse da tanto tempo”.

Qualcun altro che ricordi che nell’interpretazione del suo ruolo sapeva suscitare nei presenti quell’emozione, quella compartecipazione ai misteri della passione di Cristo che era poi il senso stesso della rappresentazione, il suo fine ultimo?

Sì certo! C’era, per esempio, Massimo Polara, che ha impersonato varie volte Ponzio Pilato”.

Si, in effetti, io lo ricordo da sempre in quel ruolo.

No, ma sai, qualche anno ha impersonato anche Caifa e poi il centurione ed altri ruoli. Anzi, ti dirò che nei primi anni il ruolo del governatore romano era impersonato da Pietro Cocciro. Poi c’era un altro ragazzo, Salvatore Avveduto, che già da qualche anno il Signore ha voluto chiamare a sé in paradiso, il quale impersonò vari ruoli, tra cui Giuda, ruolo che è stato svolto anche da Roberto Caruso, il quale, a sua volta, ha interpretato anche altri personaggi. Ricordo ancora nel ruolo di San Pietro Francesco Spatola. Un altro ragazzo che il Signore ha voluto chiamare a sé in seguito ad un incidente e che ricordo volentieri era Claudio Agosta, che impersonò Simone di Cirene, detto il Cireneo, appunto”.

E non dimentichiamo anche coloro che impersonavano i giudei, gli aguzzini che vediamo nel nostro amato simulacro del Cristo con la croce tenere legato Gesù, in dialetto li chiamiamo i juriei

In effetti, da come si posizionavano, li vediamo qui in questa foto (inserita in alto, ndr) che ho con me, sembravano riprodurre proprio la scena immortalata nella statua del Cristo con la croce che noi veneriamo qui nella nostra basilica! Dunque, in questo ruolo ricordo Silvio Figura, figlio del nostro confratello Ciccio, Vincenzo Di Gregorio ed anche Claudio Agosta, il ragazzo che abbiamo ricordato prima, lo interpretò, quando non volle fare più il cireneo ed i suo posto fu preso da Peppe Muni. Ciccio Figura interpretava Giuseppe D’Arimatea e poi c’era anche don Salvatore Lorefice che interpretava il ruolo del sommo sacerdote nell’arresto di Gesù. Ed ancora ricordo Salvatore Fidone, che più volte vestì i panni del centurione. E sapessi quanti ragazzini di 14-15 anni ed anche meno partecipavano, ad esempio nel ruolo di San Giovanni che nei vangeli viene indicato, appunto, come il discepolo più giovane. E mi torna in mente anche un giovanissimo Antonello Lorefice che teneva il catino a pilato mentre compie il ben noto gesto di lavarsi le mani. Ma sarebbe veramente impossibile per me ricordare i nomi di tutti, non vorrei far torto a nessuno, ma sono stati, anzi siete stati, davvero tantissimi!”.

È bello che in questa nostra chiacchierata stiamo ricordando anche diversi nostri confratelli e comparrocchiani che non ci sono più e che sono stati parte attiva nella vita parrocchiale. Ma vogliamo anche raccontare i luoghi in cui si svolgeva la via crucis: c’era un percorso ben preciso, mi pare.

Si, era sempre uguale: si partiva dalla piazza della SS. Annunziata in cui veniva allestito il palco e lì si svolgeva la scena della prima stazione, con Gesù che scende dall’orto degli ulivi. Era lo stesso palco nel quale si svolgeva poi anche la scena finale della crocifissione e morte di Nostro Signore. Dopo la prima stazione si faceva il giro dalla via Murri, quindi si risaliva per via Sant’Ilarione, in cui si svolgeva il processo di Caifa e si arrivava in via Guerrazzi, ove si collocava il processo di Pilato e nel punto in cui si passa dietro la nostra basilica si rappresentava la scena della flagellazione. Da lì si saliva per via Verdi, in cui ancora Pilato pronunciava le parole ‘Ecce Homo’ e veniva liberato Barabba. Si arrivava in corso Umberto, in cui Gesù cadeva ed interveniva il Cireneo. All’inizio di corso Garibaldi e più sotto, in prossimità di Palazzo Bruno Gesù cadeva ancora, per poi giungere sul palco, ove, come dicevo, si svolgevano le scene conclusive dalla crocifissione e morte e della deposizione di Gesù dalla croce”.

Ma parliamo un po’ anche di come svolgevi il tuo compito di “regia”.

Guarda, proprio regista non mi sentivo e non mi volevo sentire per la funzione essenzialmente spirituale, di preghiera comunitaria, che ho sempre attribuito a questa rappresentazione. Semmai, ecco, preferisco la definizione di coordinatore e guida per i ragazzi che vestivano i panni dei vari personaggi, sicuramente molto preciso e puntiglioso, ai limiti della pignoleria, per il desiderio sempre presente di raggiungere lo scopo finale del mio impegno e che, come ho detto all’inizio, era di suscitare una compassione ed una compartecipazione ai misteri della nostra salvezza. In sostanza, eravamo già d’accordo coi personaggi che loro mi guardassero sempre, ma senza farsi capire dalla gente ed io già con gli occhi, la mimica ed i gesti dicevo loro quello che, di volta in volta, dovevano fare, senza farmi vedere, a mia volta, ai presenti che, d’altra parte, presi com’erano dalla rappresentazione, non si accorgevano minimamente del mio ruolo di direzione della via crucis”.

Ci avviamo ora verso la conclusione di questo nostro graditissimo incontro. Oggi tu la via crucis la ritieni sempre uno strumento che può aiutare i fedeli nella miglior comprensione e nella partecipazione sia emotiva che sotto il profilo della consapevolezza ai misteri della passione morte e risurrezione di Gesù?

Beh, sicuramente si, io sono e resto più che convinto che la gente viene e continuerà a venire per a vedere la via crucis, ma non ci potrà essere la stessa partecipazione se la vive come uno spettacolo, se non dai quell’emozione tutta interiore che si prova ad assistere alla passione. Perché, secondo me, la via crucis vivente è un momento di passione o, meglio, un “rivedere” tutta la passione di Cristo facendo rivivere alla gente quegli eventi avvenuti circa duemila anni fa, un voler dare l’impatto visivo di tutto quello che Gesù ha vissuto e sofferto per noi in quel giorno e mezzo del suo arresto al frettoloso processo che portò alla sua condanna a morte in croce, per giungere poi al trionfo della risurrezione”.

Bene, caro Attilio, a questo punto ti ringrazio, innanzitutto per questo tempo che ci hai voluto dedicare, per questa nostra bella chiacchierata e per tutti i preziosi ricordi e informazioni che hai voluto condividere con noi e che, ne sono certo, saranno molto apprezzate dai nostri lettori. Un fraterno abbraccio e a presto!

di Gianfranco Bognandi

1 commento

rosariapiazfz36m 11 Aprile 2022 - 09:25

Ricordi indelebili e,soprattutto,,emozionanti.Complimenti,bellissimo ed interessante articolo.

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