Home Da Mihi Animas Sciavè. “U saristanu ra Nunziata”

Sciavè. “U saristanu ra Nunziata”

da Redazione
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Saverio (Sciavè), nato il 29 novembre 1923, era figlio di Sampieri Vincenzo e di Sessa Concetta. Abitava in fondo alla via Nino Bixio, adiacente alla parrocchia SS. Annunziata e, quindi, nelle vicinanze di casa mia. Il papà Vincenzo lavorava al supermercato all’ingrosso, dai fratelli Calabrese, mentre la mamma, “ronna Cuncittina”, faceva la ricamatrice e la rammendatrice. Ronna Cuncittina aveva tante lavoranti, che, tempo permettente, si mettevano tutte fuori, davanti alla porta, a semicerchio, a lavorare, cantando, sovente, delle antiche canzoni siciliane. Ricordo: Maruzzedda, Maruzzedda, conza, conza la sigghitedda; E comu si li cugghierru li beddi pira, tirò, tiròllallà e comu cià cianarru senza scala, tira tirollallà; O campagnola bella, tu sei la reginella; sull’Arno d’argento, si specchia il firmamento; Ora mi fazzu monica, monica cu lu velu. Si creava, così, un’atmosfera gioiosa in fondo a quella strada. Anche io, da piccolina, durante le vacanze estive, andavo dalla mamma di Sciavè, per apprendere qualcosa di ricamo. Ronna Cuncittina era, anche, un punto fermo all’interno del quartiere, poiché era istruita; aveva le scuole alte, la cosiddetta “sesta”. Lei leggeva tutte le lettere che arrivavano ai paesani dai familiari emigrati in Argentina e ne predisponeva le risposte, creando, così, quel filo di comunicazione tra le famiglie. Tanti bambini del quartiere, di pomeriggio, venivano mandati da lei ai quali faceva fare i compiti, mentre, ai più grandicelli, insegnava a ricamare.

Sciavè aveva due fratelli: Francesco, detto Cicciu, che ha avuto tre figli: Vincenzo, Carmelo e Giuseppe, mentre il fratello Salvatore, detto Turiddu, ha avuto tre figlie femmine: Tina (Concettina, il nome della nonna), Angioletta e Rita.

Data la posizione della casa, sotto il campanile della Santissima Annunziata e a fianco della Chiesa, Saverio cresce all’interno della Chiesa, fino a diventarne il sacrestano ufficiale e chiamato “Don Sciavè”.

Sciavè, oltre a fare il sacrestano, faceva anche “U’ tamburinaru”, era un professionista nel suonare il tamburo, collaborato “ro vanniaturi”: “Meno u l’uorvu”.

I due giravano per le vie del paese, per informare la gente sugli avvenimenti più o meno importanti, pronti ad ogni evenienza e, quindi, promotori di iniziative varie.

Erano molto lontani i tempi del giornale, perché molta gente, oltre che povera, era anche analfabeta; né passavano, come oggi, delle persone a mettere dei volantini nelle buche delle lettere, né passava “un’ape” o un qualsiasi mezzo con l’altoparlante.

Così, Sciavè e Meno l’uorvu fungevano da pubblicitari, informando, dopo il suono del tamburo, ad alta voce, la popolazione delle novità, degli avvenimenti importanti. Ad esempio, se qualche negozio faceva particolari sconti, se arrivava al mercato del pesce fresco da Portopalo o Pozzallo, se c’era imminente qualche fiera.

I due giravano per le vie del paese, fermandosi all’incrocio delle strade. Sciavè suonava il tamburo, per attirare l’attenzione della gente, mentre, Meno l’uorvu gridava l’annuncio a squarciagola. E, così, tutti ci affacciavamo dai balconi o davanti all’uscio delle case, per ascoltare quanto da loro ci veniva comunicato.

Era una festa per i bambini che, a volte, li seguivano, aumentando man man di numero, incantati dal ritmo del tamburo.

Naturalmente il Comune o i privati davano ai due un tot, per comunicare le notizie.

Il più delle volte, dopo il rullo del tamburo, Meno l’uorvu gridava: “Oh figghiuoli, a stasira o iti o “cimina” ri Sunettu (Don Vincinzinu Calvo) ca ci sunu ru belli pelliculi a prezzu pupulari e si paja reci liri”; oppure “O figghiuli a stasiri o iti o “cimina” ri Sunettu ca ci sunu ru belli pelliculi, l’uomminu paja e a fimmina no”.

A Ispica, in piazza, e, precisamente dove c’è ora la scuola media “Luigi Einaudi”, c’era l’arena di “Sciavè Pavita” (Don Saverio Padova), per cui, qualche giorno d’estate, succedeva che sia l’arena Giardino “ri Sunettu”, che l’arena di Sciavè Pavita, si facevano concorrenza e così “Menu u l’uorvu”, dopo il rullo del tamburo da parte di Sciavè, vanniava: “Oh figghiuoli, a stasira o iti o “cimina” di Sciavè Pavita, ca ci sunu tri belli pelliculi, l’uomminu paja e a fimmina no”.

Ricordo che, da piccolini, io e mio fratello salivamo con una scaletta sul terrazzino della mansarda di casa nostra, per guardare i films che venivano proiettati all’arena di Padova. Allora era possibile perché ancora non erano stati costruiti il Palazzo Curto e l’ufficio postale, che ci hanno ostruito un atavico panorama.

Sciavè si è sposato con Maria Triberio ed ha avuto numero 5 figli: Concetta, Antonietta, Franca, Vincenzo (detto Enzo) e Pina. La figlia Concettina è stata mia alunna alla scuola media, una ragazzina molto educata e rispettosa. Si è fatta suora ed appartiene all’ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia. È stata tre anni in Brasile in missione. Attualmente si trova a Milano dove si intratterrà fino a giugno prossimo. Anche la figlia Franca è stata mia alunna alla scuola media, anche lei una ragazzina educata e rispettosa. Il figlio Enzo si è sposato ed ha avuto un figlio a cui ha dato il nome Saverio, come il papà Sciavè.

Don Sciavè ha esercitato, pure, il mestiere di calzolaio.

Alla SS Annunziata, all’inizio, Sciavè venne collaborato da un altro sacrestano, Avveduto, chiamato “Putrusinu”, il quale, dopo quasi un anno, venne chiamato dal Parroco della Chiesa Madre, diventandone il sacrestano ufficiale.

Oltre al sacrestano, Sciavè faceva, pure, l’organista, nonostante non conoscesse la musica. Era un talento in questo campo, tanto che le famiglie lo sceglievano per le funzioni dei propri cari: matrimoni o funerali. E questo non avveniva solo all’Annunziata, ma veniva chiamato anche nelle altre Parrocchie. Poiché suonava divinamente la fisarmonica veniva chiamato, pure, ai ricevimenti dei matrimoni. A volte faceva anche il comico, perché si muoveva, camminando tra la gente, come Totò.

Sciavè faceva anche l’operatore di proiezione, presso il cinema Diana, assicurando una poltrona per sé e i suoi figli, tutte le volte che lo volevano.

Era, anche, a disposizione di tutti i commercianti, ai quali dava una mano in bottega e questi, in cambio, gli davano la merce che vendevano, così da non far mancare niente alla sua numerosa famiglia.

Sciavè cantava divinamente, ma quando doveva fare un discorso serio o si arrabbiava, faceva venire fuori la sua balbuzie, motivo, per cui, veniva deriso, specie quando i ragazzi si intrattenevano sul sagrato della chiesa a giocare a pallone e la palla arrivava, sbadatamente, sulla finestra di casa sua o sul terrazzo. Sciavè li minacciava che avrebbe tagliato loro la palla, se la cosa si fosse ripetuta.

Sciavè era anche percussionista nel corpo bandistico “Città di Ispica” e il suo amore per la musica lo portò a comporre qualche marcia che, ancora oggi, viene suonata.

Riporto un pensiero della figlia Franca: “Mio padre aveva talento, abilità e ingegnosità. Solo lui, da solo, riusciva a suonare le cinque campane della chiesa. Aveva, infatti, escogitato un sistema con cui legare con le corde i batacchi, per far sì che a suonarle fosse una sola persona. Lui, tutti i giorni, saliva quei 175 scalini, per annunciare la Messa. Durante i funerali, però, dato che era lui che accompagnava il morto, portando la croce, aveva insegnato, a noi figli, i tocchi giusti che, dopo un cenno eseguivamo. Era il tuttofare nelle attività della Chiesa e, spesso, coinvolgeva anche tutta la sua famiglia numerosa, cinque femmine e un maschio.

Papà faceva anche attività turistica, guidava i turisti all’interno della Chiesa, dando anche informazioni a riguardo, ma, quando lui non c’era, questo lo facevamo noi figli”.

Le varie “campaniate” che, attualmente sentiamo, sono le campaniate di Sciavè, registrate sapientemente, dal mio figlioccio Salvatore Cocciaro e compagni. Salvatore, tra l’altro, mi ha detto che, in ricordo e in omaggio del Parroco Curto, Sciavè ha composto anche una marcia allegra che venne suonata, per la prima volta, durante il Venerdì Santo, 79/80, dal Corpo Bandistico del Maestro Carrieri, “A Banna re picciuotti”. Di cui faceva parte, anche, mia figlia Resi che suonava il clarino.

Riporto un altro pensiero della figlia Franca: “Mio padre, purtroppo, ha avuto un grande dolore. Quel figlio maschio, tanto desiderato, gli lacerò il cuore, perché, già sposato e papà di un bambino di nome Saverio, il 22 agosto del 1991, Vincenzo cadde da una impalcatura. Portato subito all’ ospedale di Modica, per i primi soccorsi, successivamente a Catania, ove venne dato per spacciato. Dopo un delicato intervento in questo ospedale, fu decisa la riabilitazione. Dopo parecchi tentativi in tanti ospedali, finalmente ci diede la disponibilità l’ospedale di Gioia del Colle, in provincia di Bari, dove rimase per quasi un anno.

Purtroppo, quell’ incidente, lo condannò, ad oggi, su una sedia a rotelle, cosa che mio padre non seppe mai, perché morì il 30 maggio 1992, dopo una lunga malattia e prima che il figlio ritornasse a casa. Enzo è, comunque, sereno, convive con la sua malattia e gira, tranquillamente, per le vie del paese, sulla sua sedia a rotelle.

Questo è stato mio padre, Sciavè “U Saristanu ra Nunziata” una persona carismatica, buona, umile, stimata e rispettata da tutti.

di Sara Piazzese

17 commenti

Massimo 19 Febbraio 2022 - 08:22

Sara, grazie per il
Bellissimo ricordo ri don sciavè. Impossibile non legare questa figura alla nostra realtà comunitaria, e solo tu, con dovizia di particolari potevi farlo. Un abbraccio.

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Patrizia goracci 19 Febbraio 2022 - 20:08

Anche questa volta lo scritto di Sara ci porta indietro nel tempo, anche a me che pur non conoscendo i luoghi e le persone raccontate, alla fine della lettura mi accorgo che ero così coinvolta da credere di aver conosciuto Sciave’.

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Giorgio Modica 19 Febbraio 2022 - 20:42

Bellissimo racconto, l’ho letto tutto d’un fiato come quando da ragazzino leggevo i fumetti in voga in quegli anni.
Mia madre mi sgridava poiché mi piacevano così tanto che lo facevo anche quando pranzavo o cenavo.
Per questa bella pagina di bei ricordi ringrazio l’autrice.
Mi sono commosso per il racconto e dei piccoli dettagli.
Volevo solamente precisare, non vorrei che scambissi persona, io ricordo “don Turiddu l’uorvu”, il quale girava il paese da solo pur essendo non vedente e vendeva uova, non so se stiamo parlando della stessa persona che girava con don Sciave’.
Don Turiddu io lo conoscevo molto e tante situazioni ignote a tanti.
Un cordiale saluto.

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Francesca 19 Febbraio 2022 - 23:29

I figli comunque sono 6 …. Carmela Sampieri

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Grazia Maria Sena Cassar Scalia 20 Febbraio 2022 - 01:01

È molto gradevole e ricco di particolari l’articolo sul sagrestano dell’ lAnnunziata scritto dalla prof Sarà Piazzese che è riuscita a descrivere il personaggio E le sue notevoli doti ma anche uno spaccato della sua cittadina natale del assalto con le usanze ,le tradizioni ,usi e costumi di un popolino attivo ed intraprendente che provvedeva ,come poteva, ai bisogni di famiglie numerose serene perché affettivamente legate in modo saldo e sano Quanta differenza col nostro presente !!!!

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rosariapiazfz36m 20 Febbraio 2022 - 11:56

Massimo,Patrizia e Graziella,grazie, grazie per i vostri eccezionali commenti; siete riusciti anche a commuovermi. Un caloroso abbraccio a tutti

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rosariapiazfz36m 20 Febbraio 2022 - 12:09

Giorgio, mi hai sorpreso per l’ inaspettato ed affettuoso commento.Purtroppo ,hai proprio scambiato persona ,perché don Turddu l uorvu era un altro ,una persona ,molto stimata da tutti,soprattutto da mia madre,che vendeva uova per le strade e candele per S Lucia. Mi interesserebberi ,anzi,notizie su don Turiddu l ‘ porviu Grazie ancora caro.

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Donzello Salvatore 20 Febbraio 2022 - 12:51

Leggendo il suo articolo su Annunziando mi sono sentito tirato dentro la narrazione della vita ” ro sacristanu ra Nunziata” tra emozioni e ricordi. Un nuovo personaggio tra quelli della commedia dell’ arte: SCIAVÈ.
Grazie professoressa Piazzese

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Giovanni cafiso 21 Febbraio 2022 - 13:13

A leggere l’articolo scritto dalla professoressa Piazzese mi fece pensare ricordare gli anni della mia infanzia , i personaggi che per chi hanno vissuto quei tempi sono oggi importante di ricordare e condividere con i ragazzi di questa generazione . Sara ! considero questo tuo scritto come il film “ Cinema Paradiso “ facendomi aprire i miei pensieri e vivere momenti di nostalgia, sei bravissima facendomi ricordare la cultura di ieri con quella di oggi.

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rosariapiazfz36m 21 Febbraio 2022 - 16:48

Salvatore,solo tu ,con la tua particolare e squisita sensibilità , potevi scrivere simile commento Grazie grazie tante,caro

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Nicole Caruso 21 Febbraio 2022 - 18:31

Lo ricordo da bambina ormai anziano, come figura che faceva parte del contesto della SS. Annunziata anche quando poi è venuto a mancare, sconoscevo gli altri particolari, grazie alla nostra storica della Parrocchia per aver consegnato alla memoria dei posteri anche questo ulteriore “tassello nunziataro” di storia vissuta e condivisa in Parrocchia.

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Donato BRUNO 21 Febbraio 2022 - 19:14

Stavolta oltre la conoscenza dei fatti e dei personaggi hai messo tanto, tanto cuore.
Alla prossima.

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Rosa Filippazzo 22 Febbraio 2022 - 11:02

Professoressa Sara, a leggere il tuo articolo mi ha fatto ritornare indietro d’essere ragazza nei miei anni cinquanta, tutto ciò che ho letto dal tuo scritto mi hai fatto commuovere dei ricordi bellissimi saper bene raccontare con intelligenza. Grazie con cuore
Rosa Filippazzo

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rosariapiazfz36m 22 Febbraio 2022 - 16:17

Nicoletta cara,sempre delicata nelle tue espressioni.mi hai reso felicissima nell’ essere stata definita da te “la nostra storica della Parrocchia” . Mi fate gongolare di gioia e di soddisfazione come una ragazzina di 85 anni..Infatti, anche qualcun altro mi ha detto “Tu sii a nostra memoria storica”” Grazie,grazie,grazie.

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rosariapiazfz36m 22 Febbraio 2022 - 16:31

Grazie Donato; vero ci ho messo tanto cuore in questo articolo, perché Sciave’lo meritava e non era una persona comune.Inoltre era mio vicino di casa ed io ero tanta affezionata alla sua famiglia.Grazie caro,

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rosariapiazfz36m 22 Febbraio 2022 - 16:42

Grazie Giovanni,mio carissimo amico di infanzia e grazie pure a te, Rosa,sua dolcissima moglie.Sono felice nel leggere che vi ho fatto rivivere momenti felici della vostra vita Grazie a te Giovanni,per aver associato il mio articolo al film” Cinema Paradiso ” Un forte abbraccio ad entrambi

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rosariapiazfz36m 27 Febbraio 2022 - 14:38

Purtroppo mi è stato comunicato il nome di
4 figliie femmine e di un machio. Non avevo alcun motivo di escludere Carmela Sampieri.

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