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Essere Generativi. Il segreto del nostro futuro

da Redazione
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Qualche giorno fa noi ragazzi del post cresima giovanissimi di AC insieme ai nostri educatori, abbiamo deciso di partecipare a un’importante attività promossa da un gruppo di giovani, creatori de progetto culturale IMMAGINA, che nel proprio comune si occupa di promuovere l’educazione civica attraverso itinerari culturali che permettono lo sviluppo, soprattutto nei giovani della consapevolezza civica e culturale.
Questi ragazzi si sono proposti di ospitare nella propria sede, l’ex Chiesa dei santi Nicola ed Erasmo, un interessante dibattito aperto a tutti, ma di cui gli ospiti principali erano Leonardo Becchetti, professore dell’Università romana Tor Vergata e uno dei fondatori della SEC (Scuola di economia civile). La tematica centrale era la responsabilità civica e l’importanza della generatività umana per la società, cioè l’aver cura del prossimo. In un primo momento, il dialogo è stato aperto dai giovani di IMMAGINA, attraverso una frase molto significativa ricordando Pericle “un uomo che non si interessa della comunità non è innocuo, ma inutile” introducendo l’argomento; una seconda apertura è stata poi fatta dalla comunità Don Puglisi, attiva a Modica, per l’impegno nel cammino fatto negli ultimi anni finalizzato ad unire sano spirito di impresa e valori attraverso i percorsi del Vangelo e della Costituzione Italiana.

La questione vera e propria è stata però portata avanti dal prof. Becchetti, il quale ha esposto i suoi studi sia teoretici che scientifici secondo cui una giusta comunità civile protratta verso l’aiuto del prossimo, generi un senso generale di felicità e completezza.

Il Prof. Becchetti ha sottolineato l’importanza che la generatività umana ha per tutti noi, affermando come questa prolunghi addirittura l’aspettativa di vita; infatti bisogna adeguatamente definire la differenza tra generare e padroneggiare, perché l’atto di generatività, è definito semplicemente da una spontanea intenzione di aiutare a crescere il prossimo, insegnandogli a “desiderare”, accompagnarlo poi nel suo cammino verso la maturità ed infine riuscire a lasciare andare”, per permettere al prossimo di realizzarsi completamente.

Si tratta di un punto di vista che vede il “prendersi cura” come principio di un futuro mondo migliore, una speranza su cui contare e un focolaio vero di democrazia; bisogna, infatti, considerare adeguatamente il mondo di oggi, dove ormai dopo il Novecento, i problemi ambientali si fanno sempre più considerevoli e dannosi, ldisponibilità di lavoro diminuiscono, come i salari e, soprattutto c’è una forte inconsapevolezza e noncuranza da parte della società nei confronti delle sue problematiche. Tutto questo crea una realtà dove soprattutto i giovani sono vittime.

Una medicina, che può essere significativa come cura è sicuramente l’influenza delle relazioni interpersonali, dei rapporti di amicizia che propendono naturalmente l’uomo verso la fiducia nell’altro, perché questo non va considerato come “lupo per l’altro uomo”, ma “naturalmente socio per l’altro”. Al giorno d’oggi c’è una forte sfiducia nei confronti del nostro Stato, che ci porta a chiederci spesso cosa faccia davvero lo Stato per prendersi cura di noi, trascurando invece un altro punto di vista: cosa noi facciamo per lo Stato, per renderlo migliore. L’obbiettivo verso cui si punta è dunque uscire da una mentalità estrattiva, favorendone una contributiva ben disposta a spendersi per la società in buona fede soprattutto attraverso quelli che sono gli insegnamenti di crescita che ogni giorno ci ricorda il Vangelo, il più importante degli educatori.

di Sofia Ruta

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