Home Annunziando L’educazione è una cosa che ci sta al cuore. Così come la salvezza di ogni ”monello”

L’educazione è una cosa che ci sta al cuore. Così come la salvezza di ogni ”monello”

da Nicole Caruso
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Gli eventi degli ultimi giorni pongono il rivedere la figura di Don Bosco educatore attualizzandola, la scorsa settimana ha perso la vita un ragazzino nel suo ultimo giorno di alternanza scuola – lavoro mentre svolgeva il suo giorno in fabbrica da studente lavoratore. Un ragazzino solare e impegnato anche in Parrocchia, ma con il sogno di lavorare prima ancora della maggiore età. E’ passato più di un secolo da quando il Santo Educatore offrì un esempio di impegno sociale incarnato nel proprio tempo e quel contratto di lavoro tutelato per proteggere i suoi “monelli” è più che mai attuale. Se l’educazione è una cosa di cuore, ma solo Dio ne possiede la chiave, anche noi uomini abbiamo la responsabilità di garantire le migliori condizioni di educazione scolastica e lavorativa a qualunque ragazzo forgiando una cultura del lavoro e dell’impegno sociale, costruendo seriamente la “professionalità “dei suoi allievi per curare la piaga della disoccupazione e dello sfruttamento.

Le scuole salesiane da lui create svolgono questo ruolo dalla sua creazione, purtroppo in molti centri sono stata soppiantate da altre pubbliche, causa la mancanza di fondi pubblici alle paritarie, ma ancora nel Nord Italiane le scuole dei salesiani in particolare quelle ad indirizzo meccanico, costruiscono volano di lancio nel mondo del lavoro. Ma queste scuole sono “belle” non solo per le prospettive immediate che danno subito dopo costituendo un ottimo curriculum da presentare nelle fabbriche presenti, ma anche perché in quelle scuole si ci “diverte pure”, la formula infatti educativa dello stare “sempre allegri” permane nell’impianto educativo attuale riprendendo la formula studio – lavoro propria dell’ originale Sistema del Santo che ben figura tra i pedagogisti dell’Ottocento alla stregua di Rosmini, Pestalozzi e molti altri dell’epoca.

Oggi, non siamo più nella Torino dell’Ottocento, delle carrozze e delle patria dell’Unità d’Italia, ma nell’epoca più inflazionata del ventunesimo secolo, in cui una pandemia ci ha riscoperto più fragili, crisi economica oltre sanitaria che sta colpendo non solo l’Italia , ma il mondo intero causa il rincaro dell’energia e delle materie prime, oltre al dilagare del contagio del virus Covid nelle sue svariati varianti, mentre ad Oriente si prospetta lo scenario di guerra alle porte dei Balcani tra Russia ed Ucraina che sta contribuendo ad instaurando uno scenario di tensione orribile tra le potenze occidentali che si contengono il gas ucraino.

Questo 31 Gennaio 2022 , appena trascorso, non costituisce solo l’anniversario della nascita in cielo di Don Bosco, ma costituisce un’occasione in cui la memoria e il ricordo del Grande Santo ci spinge a fare memoria che non tutti i sogni possono realizzarsi senza sforzi continui, in cui sono i “visionari” i perseguitati di ogni epoca, in cui l’attenzione all’ultimo non va mai di moda, soprattutto in un’epoca in cui anche la religione cattolica è stata etichettata come qualcosa fuori moda e non adatta a comprendere i bisogni dei giovani soprattutto a quelli ai margini della società, quelli poveri nello spirito e nella speranza di un futuro migliore.

Quegli stessi giovani, che come nell’epoca di Don Bosco nell’ Italia dell’Ottocento stavano vivendo la fase di trasformazione da una società prettamente agricola ad una nuova industriale, vivono oggi l’ammodernamento di una società “internettuologa”, in cui i giovani della DAD, dopo mesi di lockdown, escono per cercare divertimento quasi in branco e fa le aggressioni quasi per noia nelle grandi città.

E’ compito della società come ci insegna il Santo Salesiano, prima ancora che esistessero metodi educativi di integrazione scolastici, che i giovani vanno cercati, inseguiti, capiti, ad essi come fece Don Bosco un secolo fa lanciando la sfida di innamorarsi di Gesù, senza “etichettarli” e sfidando come lui le convenzioni dell’epoca e di una società conformista, il puntare sugli ultimi, i monelli, quelli che gli avrebbero portato più grattacapi che onori, a loro continuare a portare l’annuncio della speranza, che deriva dalla salvezza di Dio affidandolo all’intercessione di Maria Ausiliatrice a cui lui stesso si era affidato.

I suoi compagni di strada “gli ultimi” in genere i ragazzi e giovani, per lo più orfani, poveri senza lavoro e senza casa che in lui trovano un vero amico, Papa Giovanni Paolo II lo ha definito “padre e maestro”, la figura del Padre che non disdegnava di occuparsi dei ragazzi al punto tale di tenere i contatti con i datori di lavoro per evitare le frequenti sperequazioni su questi giovani lavoratori, è infatti grazie a lui che si ha notizia storicamente del primo “contratto di lavoro messo per iscritto” di cui si abbia notizia storicamente, la figura del Padre che come il buon pastore va alla ricerca della pecorella smarrita, non disdegnando di lasciare il gregge finché anche l’ultima dispersa non verrà ritrovata, il padre che accoglie il figlio al prodigo.

Occorrono ancora oggi sempre e più persone che sull’esempio di Don bosco nella nostra società nella loro veste di educatori, insegnanti, preti ed catechismi ed anche tra i datori di lavoro che abbiano a cuore i loro giovani e che come Don Bosco siano pronti a riprendere la sua politica del “Padre Nostro”, che sforna copiosamente buoni cristiani e onesti cittadini, oltre ad essere un’ottima fucina di santità.

La fucina salesiana di santità ancora attuale nelle città dove il nero asfalto ha soppiantato i verdi prati, dove la società non più agricola, ma industrializzata si è riconvertita nell’era tecnologia dove biotecnologia e ingegneria genetica hanno trovato una compiacente alleata che viaggia ad una velocità vertiginosa come l’informatica. In Don Bosco che per primo aveva visto nella cura dell’ignoranza una speranza per sfuggire alle lusinghe del guadagno facile della delinquenza, incanalato nel solco della tradizione cattolica, nonostante le sue indubbie originalità. risuonavano nel suo sistema educativo l’affidabilità amorevole di S. Francesco di Sales e i tratti gioiosi e spensierati dello “State buoni se potete” di S. Filippo Neri. A Don Bosco si deve l’aver compreso l’importanza della stampa, con la diffusione di testi didattici, libretti e biografie. In una lettera del 19 marzo 1885 ai Salesiani Don Bosco scrive infatti: “Fra i vari compiti che via lascio, io intendo caldamente raccomandarvi, per la gloria di Dio e la salute delle anime, la diffusione dei buoni libri. Io non esito a chiamare divino questo mezzo. Vi prego e vi scongiuro di non trascurare questa parte importantissima della nostra missione.” Questa missione fu così per importante per Don Bosco che, accanto alla cura per la gioventù, per cui i Salesiani sono molto conosciuti a livello mondiale, fra gli obiettivi fondamentali della Congregazione c’è la comunicazione sociale, lo stesso S. Francesco di Sales è visto come santo patrone dei Giornalisti e degli scrittori cattolici. Ovviamente lo sviluppo della comunicazione dall’ottocento ad oggi è stato immenso, e anche i Salesiani hanno sviluppato nei decenni la loro capacità comunicativa con ogni mezzo di comunicazione dai libri alla radio, dalla musica al teatro, dal cinema alle pagine internet con la loro presenza sui social , tv ed app sui cui si concretizza la diffusione del carisma salesiano.

Don Bosco, che aveva creato la tipografia sia per le stampe che per dare un lavoro ai suoi ragazzi, sfruttando la possibilità di scrivere , fondò già nel 1853 una collana di testi, Le lettere cattoliche, libri di testo per la scuola, e per la catechesi. In totale oggi si hanno 219 libri, tra cui le Memorie dell’oratorio, Le Vite di Domenico Savio e molti altri, ma non va dimenticato che la sua straordinaria capacità comunicativa si esprime nella sua invenzione dei grandi cartelli pubblicitari da mettere sotto il porticato del cortile, con i dieci comandamenti ed altri brani biblici: quei cartelli esistono ancora oggi e sono stati letti da milioni di persone. Continua a vivere l’empatia trasmessa da Don Bosco sulla base dell’insegnamento che “Molte volte basta una sola parola per far sì che uno stia o si metta sulla buona strada.”

Torna ancora Don Bosco… !recita uno degli inni innalzati al Santo. La gioventù del terzo millennio si presenta certamente più emancipata e più informata da quella ottocentesca dei primi oratori salesiani, più informata, ma certamente più emancipata, più informata, ma allo stesso tempo anche più confusa e disorientata nella grande “Babele” del “villaggio globale moderno”. Sono infatti crollati i “muri”, le ideologie, un vero terremoto in questo lasso di tempo di secolo si è abbattuto sull’Europa, un’ accelerazione impressionante della storia nel suo trapasso il cui è ancora paradossalmente di moda la novità di Don Bosco dell’istruzione e formazione del giovane, anello debole della società che la stessa deve coscientemente orientare per forgiare con ottimismo le nuove generazioni proponendo un cammino educativo atto a orientare verso scelte significative l’esistenza del giovane e del ragazzo della società odierna che trae ricchezza, energia e gioia nella sua fede in Dio e …nei suoi giovani per voi “Studio, lavoro e (…) ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore” come diceva Don Bosco e che vi aggiungeva subito dopo “ E solo Dio ne è il padrone. E noi non potremmo mai riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne dà in mano le chiavi “. (Memorie bibliografiche v. 16, p. 447).

Del resto noi Europa, ed ancora prima Italia siamo oggi ancora più orfani dalla perdita del visionario cattolico Presidente David Sassuoli che aveva la gentilezza come espressione dell’impegno radicale e radicato sui valori solidi e solidali, come immagine bella della politica, ma anche del giornalismo,  il suo testamento di impegnarsi ogni giorno a “sforzarsi ad educarsi alla gentilezza”, ci ricorda che ci sono “contaminazioni di cui dobbiamo solo scegliere di farci protagonista”, nel ricordo di lui per prima che aveva scelto nonostante il suo ruolo di alto livello politico di restare gentile si chiude questo Gennaio tormentato del 2022 che affidiamo al nostro carissimo Santo Don Bosco che chiude questo mese funestato da tante morti giovani e giuste, non solo in Italia, ma anche nella nostra bella Parrocchia della SS. Annunziata che nell’esperienza dei Salesiani trovò il suo carisma educativo che sopravvive ancora oggi, “Torna ancora, Don Bosco” anche quest’anno” perché noi ti aspettiamo come antidoto sicuro dello “cultura della morte”, del “nulla” e dello “sballo”!!!

2 commenti

rosariapiazfz36m 3 Febbraio 2022 - 12:25

Bravissima Nicoletta per questo tuo eccezionale articolo ,ricco di notizie ,da me in parte sconosciute, sulla vita del nostro amatissimo don Bosco, il Padre tanto amato dai giovani, Coplimenti ancora,cara.

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Nicole Caruso 3 Febbraio 2022 - 22:16

Grazie Prof.ssa Piazzese per la sua professionale ed attenta attenzione ai miei articoli,da lei memoria storica della nostra Parrocchia i suoi complimenti hanno un grande significato, un abbraccio e viva sempre Don Bosco

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