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I magi dall’oriente

da Redazione
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Ora, dopo che Gesù era nato in Betlemme di Giudea al tempo del re Erode, ecco dei magi dall’oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo»

(Mt 2,1-2)

Quest’ultimo pannello, chiude il ciclo di stucchi che ci hanno accompagnato in questa seconda parte dell’anno.

Così come i Re Magi, anche noi abbiamo seguito la nostra stella, concretizzata nel percorso interno degli stucchi che adornano la volta centrale ed il transetto della basilica della SS. Annunziata. Essi ci hanno condotti per mano partendo dall’inizio della Storia della salvezza, dal patriarca Abramo, fino alla Rivelazione, alla nascita di nostro Signore Gesù Cristo con l’adorazione dei Pastori e dei Re Magi.

Ognuno di noi si sarà sicuramente chiesto chi erano in realtà, o se addirittura siano realmente esistiti, questi personaggi misteriosi che la tradizione ci consegna con i nomi di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre; tre saggi esperti di astrologia che, venuti dall’Oriente, arrivano a Betlemme per rendere omaggio alla nascita del ‘Re dei Giudei’.

Essi hanno ricevuto l’appellativo di “Re” in forza di due passi delle Sacre Scritture:

Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. (Is 60,3)

I re di Tarsis e delle isole portino tributi. I re di Saba e di Seba offrano doni.

(Sal 72,10)

Le loro figure sono legate anche ad un significato simbolico che li vede in rappresentanza delle tre razze umane discendenti dai tre figli di Noè: Sem, Cam e Iafet.

Anche i doni da loro portati a Gesù, sono carichi di significati simbolici: l’oro è un chiaro riferimento alla regalità del Bambino appena nato; l’incenso è in segno della sua divinità, della preghiera che sale a Dio; infine la mirra, segno di morte e sacrificio. Essa veniva utilizzata per conservare e ‘profumare’ le mummie. Sarà Marco, nel suo vangelo, a confermare e metterla in relazione con la cruenta morte del Messia: “gli offrirono vino mescolato con mirra” (Mc 15,23).

Ogni personaggio incontrato in questo Vangelo vuole raccontarci l’evento dell’Incarnazione attraverso un punto di vista particolare, e se vogliamo anche diverso, ad iniziare da Maria piuttosto che da Giuseppe, dagli umili pastori o dai potenti infastiditi dalla nascita del nuovo Re; oggi sono i Re magi a raccontarci quest’evento che fa da spartiacque nella storia dell’umanità.

Il loro è un punto di vista che ha origine da una visione pagana della vita e della storia. Sono degli studiosi che hanno capito, in base alle loro credenze e alla loro formazione culturale, che sta per arrivare al mondo una grande personalità, anche se consapevolizzare tutto questo, sarà stato per loro tutt’altro che facile.

Il viaggio dei Magi è un salto nel buio ma è anche e soprattutto un modo di uscire da sé stessi, dal proprio mondo. Un modo unico e definitivo per mettere alla prova e in discussione le loro idee, le loro  concezioni della vita e dell’universo.

A modo loro, anche se non consapevoli fino in fondo del loro gesto, vogliono incontrare Cristo.

Loro si servono del percorso tracciato da una stella, come d’altronde fa ognuno di noi; la stella è tale perché illumina e al contempo traccia un cammino. Per la maggior parte di noi, nel cammino di fede, può essere rappresentata dalla tradizione e dalla cultura cristiana in cui è nato. Per altri potrebbe essere una personalità carismatica che ha incontrato nella propria vita, oppure tanti altri esempi pari al numero di persone convertite in Cristo. La Parola di Dio è la stella per eccellenza che indirizza a Cristo l’umanità di ogni tempo.

Tutto ciò premesso, diciamo che i temi principali di questo racconto sono due:

La sapienza che guida alla rivelazione è la rivelazione che manifesta a tutti il Messia d’Israele, luce per le genti. Il brano traccia il percorso per incontrarlo. Essendo già nato, si tratta di scoprire “dove” lo si può trovare.

Il cammino si compie nella scoperta del luogo “dove” è nato il re, e il re nasce “dove” si compie questo cammino.

Anche se noi sappiamo il luogo materiale “dove” è nato, non basta. Dobbiamo anzitutto fare in prima persona l’itinerario dei Magi, con la fatica di un cammino notturno pieno di fascino e di paure, di desideri e di dubbi, di speranze e di incertezze, sotto la guida di una mobile stella che appare e scompare.

Quello dei Magi è il cammino dell’amore che, attraverso la ricerca dell’intelligenza e della rivelazione, la gioia e l’adorazione, giunge al dono di sé. Il suo “dove” diventa il nostro “dove”.  (Silvano Fausti).

Concludiamo con le parole del nostro Pontefice tratte da un’omelia di qualche anno fa, pronunciate nel giorno dell’Epifania: “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.

                                                                                      di Salvatore Donato BRUNO

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