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“Maneggiare con cura”. Un pensiero sulle fragilità

da Redazione
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Spesso e volentieri si dice che la nostra vita è un continuo vivere di esplosioni di emozioni, di esperienze e di “Diocidenze” quanto detto e affermato dallo psicologo Carmelo, che ci ha fatto aprire pienamente gli occhi su determinati aspetti che al giorno d’oggi si potrebbero ritenere scontati.

Abbiamo vissuto e condiviso insieme due giorni a dir poco stupendi lo scorso 18 e 19 Novembre, insieme ai giovanissimi di post cresima della nostra Comunità, scoprendo i valori più significativi che ci accompagnano giornalmente … accompagnati da sorrisi e pianti, per poi scoprire per lo più più nelle nostre diversità  che infine ci rivediamo l’uno nell’altro. Come uno specchio, no?  L’uno il riflesso dell’altro.

L’uomo è la creatura più fragile dell’universo, e vi assicuro che non tutti l’hanno ben capito, nella sua fragilità possiamo assistere ai suoi più grandi punti di forza.  Se non fragile, come si potrebbe descrivere l’essere umano? beh … è una domanda alla quale noi non abbiamo chiaramente una risposta. Ognuno di noi merita un posto da visitare, scoprire, ed ammirare. Ci siamo mai domandati perché dalle persone più care riceviamo la risposta di un semplice e assordante silenzio? Perché esso vale più di mille parole. Perché ci vengono dedicati continui e immensi sguardi? Perché gli occhi da sempre sono stati lo specchio dell’anima, e tutt’oggi, continuano ad esserlo.

Perché nella generazione che si è creata, con il passare degli anni, non c’è mai stata una forte empatia da parte di tutti noi. Perché se così fosse stato, non ci avremmo riflettuto due volte a prenderci le carte che la vita ha donato all’altro; per vedere quanto ce la saremmo giocata bene, la partita che la vita ci pone davanti come sfida da affrontare.

Non tutti riescono a mettersi nei panni degli altri, ma chi nella propria vita ha testato ciò in prima persona, può confermare che vi si apre un mondo davanti a sè. È vero, la vita non è mai stata tutta rose e fiori, ma se affrontata con i propri “angeli custodi” al fianco, cambia la nostra visione di fronte al mondo, e di fronte a tutti.

Non ho mai messo in dubbio che il fidarsi di una persona non riesce del tutto bene, ma se ne restiamo delusi a chi dovremmo dare la colpa? Al nostro contesto di amore, di amicizia e buttarsi tutto sopra le proprie colpe anche senza averle? No, se veniamo delusi, non è stato “amore” o ” amicizia” intesi come una personificazione, ma di alcune persone che non hanno ancora capito come amare il prossimo, come dare la mano, l’empatia, in un solo sguardo, gesto e sorriso, che può cambiare la giornata dell’altro, facendolo sentire a proprio agio, soprattutto facendolo riemergere dalla tempesta sulla barca nella quale si trova, non facendolo annegare. Ma porgendogli la mano, nei momenti più fragili della propria vita. Perché nella fragilità c’è la più grande meraviglia che l’uomo possiede, e in molti, hanno ancora gli occhi chiusi, o forse accecati dalla luce che rilascia!

di Martina Savasta

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