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Quando l’amore è per sempre

10 parabole sulla vita di coppia

da Redazione
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Martedì 30 aprile in serata, si è svolto nella nostra comunità un incontro con la coppia Rossi  Stefano e Baffetti Barbara, genitori di quattro figli. Fanno parte dell’ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della CEI e della comunità del Centro Familiare “Casa della Tenerezza” di Perugia.
Barbara, scrittrice ed educatrice, esperta di problematiche familiari ed educative è autrice di numerose pubblicazioni.
Hanno condiviso con noi il libro: “Quando l’amore è per sempre” per dialogare sul desiderio del “per sempre” e come custodirlo nella relazione di coppia. Partendo da 10 parabole evangeliche che hanno a che fare con la famiglia, nasce un manuale per la coppia che sostiene e accompagna il cammino sponsale nelle dinamiche umane e spirituali.
Stefano e Barbara, amano dire di essere nati e cresciuti “all’ombra del campanile” di un piccolo paesino, due ragazzi che frequentavano la parrocchia, là sono cresciuti insieme e si sono innamorati frequentando corsi di formazione vocazionale e cammini.
Quando si sono sposati pensavano di essere esentati da qualsiasi momento di difficoltà.
Tuttavia si sono trovati ad attraversare un periodo molto buio della loro vita, soprattutto dopo la morte della loro primogenita Rachele: sono caduti nello sconforto e nella delusione. In quel momento molto doloroso, Barbara arrabbiata con il Signore sentiva Stefano distante, lo vedeva chiuso, diverso, come se avesse superato il dolore, non lo riconosceva più nella persona che aveva scelto, nessuno dei due riusciva ad esternare all’altro ciò che viveva, le loro vite non si incrociavano ma seguivano strade parallele. Sentiva dentro quell’amore grande verso Stefano e su quella promessa hanno ricostituito la loro relazione. Traendo forza dalla Grazia del matrimonio hanno recuperato il loro legame con molta fatica.
Il Signore non ci lascia mai da soli, entra nelle nostre vite, offrendoci delle opportunità: così è stato per Stefano e Barbara quando hanno ricevuto l’invito da parte dei Frati Minori a partecipare ad un percorso per coppie.
In quel cammino hanno riscoperto il rapporto con il Signore e come il loro matrimonio fosse innestato nella Grazia di Cristo, hanno così recuperato la sintonia ricevendo in dono altri figli.
Il sentirsi accompagnati e non lasciati soli, sentirsi abbracciati dalla tenerezza di Dio fa nascere in loro una consapevolezza positiva sulla fragilità che non è scandalosa ma fa parte del cammino degli sposi. Il matrimonio è un prodotto artigianale dove l’imperfezione non è un difetto.
Come nel brano di Geremia, il vasaio non butta via il vaso difettoso ma riutilizza il materiale per realizzare qualcosa di nuovo, che non è più il progetto iniziale ma può essere ancora più bello.
Allo stesso modo quando guardiamo con presunzione le nostre fragilità non permettiamo al Signore di agire su quella debolezza.
Nella fragilità sta l’opportunità della bellezza di rifiorire, mettendosi in gioco fino in fondo. Non bisogna restare soli nelle difficoltà, bisogna farsi aiutare.
L’accompagnamento è sentirsi dire e credere che c’è bellezza anche nella fragilità.
Nasce così in Stefano e Barbara la missionarietà, una vocazione nella vocazione: accompagnare altre famiglie, “abbiamo ricevuto, ora siamo chiamati a donare”.

Dal confronto con le coppie e i fidanzati presenti all’incontro sono emersi alcuni aspetti tipici delle dinamiche coniugali: gestire il rapporto con la famiglia di origine cercando di conciliare risorse e limiti.
Risorsa per il bello e il positivo che ci hanno trasmesso, di cui la nuova coppia può fare tesoro, con riconoscenza affettuosa.
I limiti sono necessari per porre le fondamenta della cura e della crescita del “NOI” di coppia.
A noi genitori tocca il compito di accettare la verità e le scelte dei nostri figli accogliendoli nella loro unicità.
Particolare attenzione è stata posta alla decima parabola del libro Luca (14,25-35), dove emergono le condizioni per poter seguire Gesù in chiave nuziale.
Ogni sequela comporta una rinuncia e passa attraverso i fratelli.
Per noi sposi il fratello più vicino è il nostro coniuge, ogni rinuncia comporta un discernimento fatto insieme, tenendo in considerazione le risorse della coppia e il bene del “NOI”. Scegliendo la rinuncia condivisa non si ha alcun motivo di rivendicare all’altro la scelta fatta.

Oggi la società ci abitua al disimpegno, i giovani crescono credendo che ogni cosa sia facile. Non sono abituati a riconoscere le difficoltà dell’altro, si sta meglio da soli e non si prova a rimediare.
Essi vivono nel mondo dell’efficienza, della funzionalità, e dell’essere perfetti. Paradossalmente la nostra generazione, che era quella del rammendo, del riutilizzo, non dell’usa e getta abbia insegnato ai nostri figli l’esatto contrario.
I fidanzati in questo contesto si interrogano: Ce la farò a rimanere nella mia scelta? Sarà l’uomo/donna con cui rimarrò tutta la vita?
Bisogna considerare che non c’è scandalo nella fragilità perché ciò che è fragile è anche bello, questo ci spinge a lavorare con impegno nella certezza che qualora la tela della relazione si laceri può essere recuperata, ricucita con la fiducia della rinascita, ricreando un clima positivo, nuove condizioni di incontro che ci aiutano a vedere gli aspetti migliori dell’altro.

Nel corso del nostro matrimonio il progetto iniziale cambierà, diventerà anche più ricco perché abbiamo investito energie, risorse, nuove idee, abbiamo avuto il coraggio di confrontarci con il limite dell’altro e con il nostro, senza turbarci. Oggi c’è sempre meno voglia di fare sacrifici, dal latino sacrificium: sacrum facere “rendere sacro”, il sacrificio rimanda a qualcosa di più alto, ci permette di vivere la famiglia testimoniandone la bellezza alla luce della parola.

Per realizzare questo anche nella comunità, famiglia di famiglie, è necessario fare comunione con gioia, al di là delle diversità, avere compassione, accogliendo tutti con empatia e affetto, ma ci vuole anche la necessaria competenza e formazione. Questo incontro ci ha permesso di consapevolizzare che il matrimonio è un cammino sempre aperto, da rivedere nel suo progetto iniziale.
Cambiano infatti le fasi della vita, le stagioni, c’è bisogno di rivedere e rinfrescare continuamente la nostra relazione di coppia, non adeguarci alla mediocrità ma fare un cammino che volge alla pienezza: il Signore ci ha promesso un amore per sempre.
Ringraziamo di cuore Stefano e Barbara: attraverso il dono delle loro autentiche condivisioni, abbiamo vissuto un momento di Grazia per la nostra crescita personale e di coppia.

di Corrado e Francesca Giuga

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