San Domenico Savio e “la Compagnia dell’Immacolata”

Domenico Savio entrò a far parte dell’oratorio di Don Bosco nell’ottobre del 1854; aveva dodici anni e divenne più che amico dei ragazzi che andavano lì a giocare o ad imparare qualcosa. Portò all’oratorio una dolce venerazione per la Madonna della quale era profondamente devoto e che amava di un amore sincero e filiale.

Quando nel dicembre del 1854 Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, egli decise di consacrarsi a Maria con queste semplici parole: “Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro!”

Nella primavera del 1856 ebbe l’idea di creare un gruppo di ragazzi per fare del bene insieme: una “società segreta” formata da piccoli apostoli che si distinguessero dagli altri. I “soci” si sarebbero impegnati a diventare migliori con l’aiuto di Gesù e della Madonna e si sarebbero occupati di diffondere gioia e allegria intorno a loro.

Era convinto che per fare il bene in un oratorio bisogna mettersi insieme fra i più bravi e servire gli altri! Per questo decise di creare un gruppo segreto: non per tutti ma a servizio di tutti.

Fu così che fondò la “Compagnia dell’Immacolata”, sia per onorare il culto della Madonna che per aiutare tante anime a salvarsi. Lo scopo con cui nacque la compagnia era quello di assicurarsi la protezione dell’Immacolata perseguendo due intenti principali: esercitare e promuovere pratiche di pietà e carità in nome di Maria e confessarsi spesso.

Don Bosco, contento dell’idea, la approvò e suggerì di fare un piccolo regolamento. Domenico allora invitò alcuni amici fidati a scriverlo e a mantenere il segreto. L’articolo 21 che concludeva il regolamento ne era la sintesi ed esprimeva chiaramente lo spirito della compagnia: i soci, oltre a portare devotamente una medaglia, dovevano avere “una sincera, filiale, illimitata fiducia a Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante” e dovevano essere “amorevoli con il prossimo ed esatti in tutto.”

Infine, consigliava a tutti i fratelli aderenti alla Compagnia “di scrivere i SS. Nomi di Gesù e di Maria prima nel cuore e nella mente, poi sui libri e sopra gli oggetti che possono cadere sott’occhio.”

L’8 giugno 1856, nella chiesa di San Francesco, la “Compagnia dell’Immacolata” venne inaugurata davanti all’altare della Madonna e tutti i soci promisero fedeltà all’impegno preso. Il sogno di Domenico prese vita!

Nella Compagnia ogni socio doveva curare dei “clienti” che, nel loro linguaggio segreto, erano i ragazzi (indisciplinati o dall’insulto facile) di cui ogni socio doveva diventare angelo custode finché non riusciva a metterlo sulla buona strada.

A quasi quindici anni, nel marzo del 1957, nove mesi dopo aver fondato la Compagnia, Domenico morì lasciando un bellissimo ricordo di sé e un grande insegnamento per i giovani di ogni tempo: stare in gruppo è innanzitutto darsi una mano per diventare cristiani in gamba.

Possiamo pertanto cogliere nel nostro associazionismo lo spunto bello ed interessante dello spirito di fraternità e di mutua collaborazione e adesione che fu proprio del giovane Domenico. Una costante del carisma salesiano, quella della “compagnia”, così voluta e riproposta nella nostra Associazione Don Bosco, propone ancora oggi a distanza di due secoli, lo stesso spirito che animò l’animo di Minot, contagiando anche i nostri ragazzi del desiderio di stare insieme, custodi l’uno dell’altro, giovani paladini della “fraternità” che è il futuro della vita di ogni comunità. Non è forse questo il sogno delle nostre realtà associative? San Domenico Savio ispiri ogni nostro lavoro e ogni nostra impresa! Ora pro nobis piccolo grande Santo!

Elisa Burgio

(nella foto: S. Domenico Savio e i suoi compagni)