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Il percorso “Non solo cumuli di pietre” a Volere Volare

da Redazione
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È giunto alle sue fasi conclusive il percorso “Non solo cumuli di pietra” iniziato nel mese di settembre 2022 e che a maggio culminerà con gli ultimi due incontri di restituzione alla città di quanto è stato raccolto. Dedicato a insegnati e educatori, il corso formativo a cura di Fondazione di Comunità Val di Noto, Istituto di Istruzione Superiore Galilei Campailla, Casa Don Puglisi/Crisci Ranni, L’Arca Cooperativa Sociale, presenta un sottotitolo dal quale si evincono già scopi e obiettivi: Pratiche educative e di ricerca-azione verso città inclusive e liberanti. Per riassumere in modo molto semplicistico, potrei dire che il corso è stato teoria e pratica, perché ha fatto del confronto e dell’ascolto dei bambini e ragazzi il suo punto di forza, passando da una fase iniziale esplicativa della direzione da seguire, a una fase pratica calata nel contesto in cui operiamo, fatta di ricerca e azione in cui protagonisti sono appunto i bambini e i ragazzi.

Anche noi educatori di Volere Volare abbiamo seguito questo percorso che ci ha certamente arricchito personalmente e ci ha consentito di proiettare quanto appreso nel nostro operato all’interno del cantiere.

Il corso di formazione è iniziato con degli incontri che ci hanno da subito proiettato in una dimensione da prendere in esame: i contesti in cui vivono i bambini e i ragazzi con i quali da insegnanti e, nel nostro caso, da educatori, ci troviamo a operare e a relazionarci; questo allo scopo di attivare una comunità permanente di buone pratiche educative puntando all’anima della città per comprenderne le dinamiche e attivare processi di cura dei luoghi in cui viviamo: spazi fisici e relazionali che aiutano o ostacolano la loro crescita. Attraverso lavori di gruppo assieme ad altri operatori dei cantieri educativi, abbiamo preso in esame la famiglia, la casa, la scuola, le periferie, il cantiere. Ci siamo chiesti cosa significa oggi crescere, ma anche cosa significa educare: educare vuol dire insegnare a vivere e crescere significa far fiorire l’umanità, con la presunzione di raggiungere orizzonti vasti, ma anche con l’umiltà di fronte a quanto non conosciamo e che possiamo imparare a conoscere attraverso la ricerca e l’ascolto. Dal confronto è emerso che la crescita è la capacità di reagire alle difficoltà, sapersi relazionare con gli altri, la capacità e l’opportunità di poter e saper esprimere sé stessi, di affrontare i cambiamenti, mettersi in gioco, non avere timore delle novità e dei condizionamenti, avere delle figure di riferimento. Ci siamo chiesti quindi se i nostri bambini hanno tutte queste capacità e opportunità nei contesti in cui vivono.

I lavori in gruppo sono poi continuati simulando le metodologie da seguire con i bambini attraverso il lavoro di ricerca-azione, ovvero come concretamente sviluppare l’ascolto e il dialogo al fine di comprendere se i nostri contesti favoriscono o ostacolano la crescita. Questa prima fase di insieme ha permesso a ciascuno di porre domande, fare ipotesi, affinare i processi da seguire in un confronto aperto e volto alla costruzione delle tre fasi laboratoriali da svolgere con i bambini.

A Volere Volare abbiamo avviato il laboratorio nel mese di febbraio con una cadenza costante proprio per dare continuità al lavoro. L’inizio è stato contrassegnato da un lavoro iniziale di gruppo con attività di brainstorming che ha avuto come tema di riflessione la domanda: QUANDO MI SONO SENTITO GRANDE? Al fine di trasmettere e far passare in modo più agevole il concetto di crescere e diventare grandi ai bambini, abbiamo preparato il cartellone per l’attività mettendo al centro l’immagine di due bambini che si misurano in altezza. A partire dalla descrizione di questa immagine, abbiamo stimolato i piccoli sul concetto di diventare grandi, chiedendo cosa vuol dire per loro crescere e quando si sono sentiti grandi.

Nella condivisione di idee hanno risposto dicendo che diventare grandi vuol dire crescere di età, mettendo in evidenza il cambiamento fisico. Ad esempio, rispetto alla scuola dell’infanzia sono cambiati fisicamente. Alla scuola primaria stanno imparando cose nuove: l’alfabeto, a scrivere, a ripetere, hanno conosciuto nuovi compagni, nuove maestre, i bidelli.

Papà e mamma li hanno aiutati e li aiutano a crescere, hanno insegnato loro a camminare, li hanno nutriti, letto le fiabe, raccontato le storie delle loro famiglie, hanno dato e danno amore (coccole, baci, abbracci), si prendono cura di loro. Da questa prima fase sono emersi già luoghi di crescita che abbiamo poi analizzato più dettagliatamente nella seconda fase, quella del laboratorio di photovoice, che ha avuto come spunto di riflessione I LUOGHI CHE AIUTANO A CRESCERE E QUELLI CHE OSTACOLANO LA CRESCITA. Il laboratorio si è articolato in tre movimenti.

Il primo movimento si è svolto al cantiere nella prima parte e per la città nella seconda. Nella prima parte i bambini sono stati disposti in cerchio. Abbiamo riassunto brevemente quanto emerso dall’attività di brainstorming per poi introdurre il passo successivo, ovvero quello dei luoghi in cui viviamo. È stato proprio chiesto ai bambini di pensare in silenzio per qualche minuto ai luoghi in cui vivono quotidianamente. A una prima condivisione i luoghi menzionati dai bambini sono stati: la casa, la scuola, la piazza, la moschea, la chiesa, il cantiere, il parco giochi, il campo sportivo. In un secondo momento i bambini sono stati invitati a riflettere sui luoghi da loro scelti, facendo attenzione a ciò che di questi luoghi a loro piace o non piace; quindi, se li aiutano a crescere o meno. Le domande poste sono state: hai scelto la scuola, perché secondo te è il luogo che ti aiuta a crescere? O perché non ti aiuta a crescere? È stato interessante notare come alcuni luoghi (la casa, la scuola), siano percepiti dai bambini come fonte di crescita, perché legati alla famiglia, agli affetti, alle amicizie, all’educazione, ma allo stesso tempo presentano delle criticità relative alla cura dei luoghi fisici: case troppo piccole o malandate, palestra inagibile o luoghi poco curati che dal loro punto di vista ostacolano la crescita. Pensando all’ambiente in cui vivono, ai bambini non piace vedere la spazzatura per le strade o per la campagna. Molti bambini si sono trovati d’accordo nel vedere la moschea come luogo che aiuta la loro crescita perché lì possono pregare, Dio vuole loro bene, possono imparare la lingua araba. Tutti sono d’accordo sul fatto che nei loro quartieri vorrebbero più aree verdi in cui giocare: l’assenza di un parco giochi nelle vicinanze è stata sentita da molti bambini come ostacolo alla crescita.  Alcuni vedono la chiesa come luogo di crescita perché accoglie tutti. Il cantiere è luogo della crescita perché aiuta nei compiti, si possono fare amicizie, attività, gioco e merenda insieme: è come una grande famiglia. La piazza, luogo di ritrovo nel tempo libero, è vista dai piccoli come poco colorata e carente di spazi dedicati al gioco. Questo primo momento ci è servito a individuare i luoghi da rintracciare e fotografare, al fine di agevolare la passeggiata: con i bambini non ci si muove velocemente e lo scopo era quello di dare alla mattinata un inizio e una conclusione passando dal pensiero dei luoghi al contatto reale. La seconda parte della mattinata allora ci ha visto in giro per i luoghi individuati dai bambini, accompagnati e aiutati dai volontari del cantiere. Abbiamo invitato i bambini a immaginarsi dei ricercatori e guardare attentamente ogni particolare o luogo della città. La passeggiata è servita a fare emergere delle criticità in alcuni luoghi, ad esempio, il retro del campanile della Basilica di S. Maria Maggiore e anche a dare conferma di quanto i bambini avevano precedentemente detto.

Il secondo movimento ha visto i bambini condividere e guardare le foto scattate. I bambini sono stati disposti a ferro di cavallo e le foto sono state proiettate. Ciascuno ha ribadito le motivazioni che li hanno spinti a scegliere quei determinati luoghi. Questo momento è stato anche divertente per i bambini e li ha visti contenti, soddisfatti, orgogliosi nel vedere le loro foto.

Il terzo movimento è stato quello della realizzazione concreta della mostra. Le foto, precedentemente stampate da noi animatori, sono state disposte sul cartellone. Ai bambini abbiamo svelato una parolina magica il PHOTOVOICE, chiedendo di trovare loro stessi il significato del termine inglese composto da due nomi, photo e voice. Abbiamo detto che avevano la possibilità di far parlare le loro foto, dando voce ai loro pensieri e che questa è un’opportunità molto bella perché qualcuno avrebbe letto e visto quanto fatto. Abbiamo spiegato loro che avrebbero creato le didascalie, proprio come le vedono sui libri accanto alle immagini. Ogni bambino ha quindi scritto le didascalie delle foto fatte. I luoghi che ostacolano la crescita sono stati delimitati dal nastro tipico dei lavori in corso, a voler proprio dare l’idea del cantiere aperto e di qualcosa che necessita di lavoro per essere migliorata.

Il passo successivo sarà quello di rendere visibile la mostra nelle parrocchie e l’idea condivisa tra noi animatori e volontari del cantiere è di darle un carattere itinerante, affinché il pensiero dei bambini possa essere condiviso in più luoghi della città, a partire dal comune, ma soprattutto per dare al pensiero dei bambini la giusta accoglienza da parte della comunità cittadina in cui si trovano a crescere ed educarli a un pensiero critico che li possa far diventare protagonisti del futuro e costruttori del bene comune. L’ auspicio è quello di un confronto sempre aperto che consenta di mettere a punto pratiche concrete volte a migliorare le criticità che ostacolano la crescita, mettendo al centro dell’agire di ognuno la cura, il mi sta a cuore, di cui don Milani è stato e continua ad essere esempio per tutti.

Di grande arricchimento è stato l’incontro di restituzione di quanto emerso nei laboratori: ha consentito di avere una visione più ampia e di darci nuove direzioni per proseguire il percorso intrapreso e dirigerci verso la conclusione che sarà il laboratorio di futuro, al termine del quale si restituirà alle città il pensiero delle nuove generazioni perché tutti ce ne possiamo fare carico, allo scopo di far divenire i nostri contesti luoghi di accoglienza, integrazione, cura, attenzione e dialogo aperto.

Ogni esperienza è sempre fonte di crescita: allora non possiamo non ringraziare tutti gli insegnanti ed educatori con i quali abbiamo condiviso e condividiamo la passione educativa che ci spinge a metterci sempre in cammino e in discussione; grazie a ciascuno anche per le nuove opportunità di amicizia e relazione, senza dubbio ponti tra le varie città e realtà educative da cui proveniamo. Grazie a chi ci ha seguito e accompagnato passo dopo passo: Graziano Assenza, segretario generale della Fondazione Val di Noto, Salvatore Rizzo, di EcoS-Med di Messina e Michele Gagliardo, responsabile Nazionale per la formazione di Libera: sempre pronti e disponibili al confronto, il loro apporto è stato ed è di grande valore. Grazie a quanti, dietro le quinte operano e si spendono instancabilmente per questo percorso formativo.

di Carmeluccia Lorefice

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