La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.
(Incipit dell’Esortazione)
Sono trascorsi dieci anni dalla pubblicazione della prima Esortazione Apostolica del nostro amato papa Francesco, Evangelii Gaudium, così come riportato in calce ad essa si legge:
Dato a Roma, presso San Pietro, alla chiusura dell’Anno della fede, il 24 novembre, Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’Universo, dell’anno 2013, primo del mio Pontificato.
E’ un documento che è stato scritto alla luce della Gioia, per riscoprire la sorgente dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo.
L’intento del pontefice era quello di delineare le vie di impegno pastorale che avrebbero riguardato più da vicino il futuro di allora, che trovano nel nostro presente la profetica contestualizzazione.
Sulla scia dei suoi predecessori, Francesco si muoveva verso un invito atto a recuperare una visione lucida e positiva della realtà senza distogliere lo sguardo dalle difficoltà, senza mai allontanarsi dalla sua intenzione principale, cioè quella di infondere coraggio guardando avanti nonostante i momenti di crisi che si avvicendano, come da sempre, nei solchi della storia.
C’è anche da dire che l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, molto si ispira e fa riferimento a quel profetico documento montiniano che è stato l’esortazione apostolica post-sinodale “Evangelii nuntiandi”.
I temi tanto cari al nostro pontefice, legati all’economia mondiale e alle dinamiche geopolitiche, paventate dall’autore nel documento, hanno visto nel decennio successivo una sorta di materializzazione per mano degli attentati da parte dell’Isis, piuttosto che il fenomeno Cina che continua a crescere in modo smisurato e che in un modo o nell’altro, oggi riesce a fare la “voce grossa” tra i potenti della terra.
L’accelerazione dei cambiamenti bioclimatici, e la pandemia ad opera del Virus Covid 19, e la grave crisi economica dalla quale, ad oggi non siamo completamente usciti, ci hanno fatto toccare con mano che non solo il nostro pianeta non è eterno ma lo stiamo consumando come non mai; abbiamo capito in tutti i modi possibili che noi non siamo “inaffondabili” proprio come un tempo lo fu per i passeggeri del Titanic.
E’ come se tutto ciò che ci circonda avesse buttato giù una nostra maschera di invulnerabilità ed iniziato a parlarci delle nostre fragilità.
La crisi in Ucraina con il conseguente conflitto per mano della Russia e la guerra in Terrasanta hanno dato sfogo a scenari oramai impensabili.
In tutto questo mare di disorientamento globale, papa Francesco prolungando l’insegnamento di Evangelii nuntiandi, di Paolo VI, pone di nuovo al centro la persona di Gesù Cristo, il primo evangelizzatore, che oggi chiama ognuno di noi a partecipare con Lui all’opera di salvezza.
Il senso di questa Esortazione è dunque quello di cercare di far conoscere, (ahimè) anche tra i cosiddetti cattolici praticanti la gioia del Vangelo che riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù, di coloro che si lasciano salvare da coLui che li libera dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
Francesco punta sull’improrogabile rinnovamento ecclesiale, esternando questo suo pensiero: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’auto preservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia…”.
Il cuore dell’Esortazione si snoda dunque sull’evangelizzazione, sul marcare la proposta che tutto il popolo di Dio annuncia in una Chiesa in uscita, dando una immagine immediata di quello che scriveva Paolo VI: “La Chiesa esiste per evangelizzare… essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio”.
Su questa scia, Francesco parla di motivazioni per un rinnovato impulso missionario nel quale non servono né le proposte mistiche senza un forte impegno sociale e missionario, né i discorsi e le prassi sociali e pastorali senza una spiritualità che trasformi il cuore.
Occorre dunque coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne.
Seguiranno una serie di articoli, nei quali ci prefiggiamo di approfondire i vari capitoli dell’Esortazione.
di Donato Bruno