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Commento al Vangelo della Quarta Domenica di Pasqua

da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo, in occasione della Quarta Domenica di Pasqua, il commento al Vangelo di Don Gaetano Asta, rettore del seminario di Noto. La Chiesa Celebra oggi la 58^ Giornata di preghiera mondiale per le vocazioni.

Carissimi,

la IV domenica del tempo di Pasqua è la domenica “del buon pastore”, in quanto nel ciclo liturgico triennale viene proclamato ogni anno un brano del capitolo 10 del vangelo secondo Giovanni. In questa domenica la Chiesa universale celebra la Giornata delle vocazioni.

Nel brano del vangelo di quest’anno, GV 10,11-18, l’evangelista mette a confronto il pastore e il mercenario. Il pastore viene definito “buon”, anche se la traduzione letterale dal greco kalòs è “bel”, cioè viene messo in risalto che il pastore è colui che porta a compimento pienamente la sua missione. È come se, l’evangelista, voglia mettere in risalto che il pastore “vero e autentico” è colui che senza esitazione mette tutto se stesso a disposizione delle pecore. Nel vangelo secondo Giovanni, il termine kalòs, lo troviamo anche nell’episodio delle nozze di Cana, in cui il maestro di tavola, alla fine del pasto, definisce il vino “buono/bello”. In entrambi i contesti il termine greco kalòs vuole dare una pregnanza in cui si è mantenuta l’autenticità fino alla fine. Così il pastore può dire di se stesso che può dare la sua vita per le pecore, conservandosi fedele fino alla fine nel suo mandato di salvezza.

Il mercenario o cattivo pastore, invece, pensa a se stesso, alterando la sua identità e missione di guardiano e pastore. Aiutati da Papa Francesco, nell’oggi del nostro tempo, in contrapposizione, troviamo due termini che dicono questo calo di identità: “mondanità e mediocrità”, le quali fanno smarrire la meta della realizzazione della propria esistenza, a vantaggio del benessere sfrenato che conduce alla morte.

In termini vocazionali significa che l’uomo, nel momento in cui inizia a concepire la propria vita fuori da un rapporto con Gesù, sperimenta la perdita della identità umana e cristiana. L’incontro con Gesù permette di scoprirsi amati senza misura da Dio e che solo amando senza misura ci si può realizzare. Da qui l’incontro diventa sequela e unione con Gesù buon/bel pastore. Un giovane che sperimenta l’incontro capisce che l’esperienza della fede non è l’adesione ad una religione, ma l’adesione della propria vita a quella di Gesù, riconosciuto come Maestro, Messia, figlio di Dio che si è fatto uomo, morto e risorto. Nella sequela e nell’unione con Lui si gioca la salvezza e la qualità della vita del discepolo e del mondo.

Papa Francesco, nella Laudato si’ n.11, ci ricorda che la vita, la vocazione è così: “se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea…. È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che voglio io a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio”.

La vita e l’esempio di San Giuseppe, come ci consegna Papa Francesco nel messaggio per la 58° giornata di preghiera per le vocazioni, ci suggerisce tre parole-chiave per la vocazione di ciascuno: sogno, servizio e fedeltà.

L’augurio che ci facciamo è che ognuno di noi, scoprendosi amato/vocato, aderisca pienamente al progetto di realizzare la propria esistenza, con la certezza che, se riconosci una chiamata da Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita” (Francesco, Christus vivit, 276).

Sac. Gaetano Asta

1 commento

rosariapiazzese36@ gmail .it 25 Aprile 2021 - 12:59

Complimenti don Getano per il suo commento alle quarta Domenica di Pasqua e felice di sentirLa. ” Se riconosci una chiamata da Dio e la segui ,ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita “.

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