Home Tra terra e cielo Capodanno, inizio di un progetto comunitario

Capodanno, inizio di un progetto comunitario

da Redazione
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Capodanno non è la fine di una storia ormai vissuta ma l’inizio di un progetto che intraprenderemo tutti insieme. Abbiamo lasciato un anno dove il mondo è stato messo in ginocchio dalla pandemia, causa di tanti morti e persone che sono rimaste sole, isolate, abbandonate, una piaga che il mondo intero ha pagato a duro prezzo. Viviamo ancora l’incubo della guerra tra Russia e Ucraina dove popolazioni ancora oggi riescono a combattere su cose futili, dove i loro abitanti vorrebbero vedere crescere i loro figli nella pace, nella sicurezza e in un futuro fatto di rispetto e amore.

In questi anni durante il covid abbiamo sofferto la lontananza, ecco perché ora ogni occasione è giusta per poter stare vicini gli uni a gli altri.

Ecco perché per incidere questo forte legame abbiamo organizzato un cenone solidale, abbiamo avuto l’occasione di conoscerci al meglio e dialogare, raccontando e condividendo piccole esperienze della nostra vita o la diversità che distingue le nostre tradizioni e culture.

Abbiamo iniziato un anno di gioie e amicizie ed è stato emozionante vedere come i visi tristi e malinconici di tutti i nostri nuovi amici venivano arricchiti da bei sorrisi fatti di speranza. Questo capodanno noi come comunità, abbiamo avuto l’opportunità di trascorrerlo con delle persone speciali e uniche. Le stesse che ci hanno trasmesso valori nuovi, sentimenti unici e virtù, forse, quasi accantonati ma il bello di tutto ciò è la bellezza stessa di così tante culture sedute tutte insieme allo stesso tavolo per condividere la gioia della fratellanza. Tra i sorrisi dei nostri amici c’erano quelli di chi era solo, di chi ha lottato per un alba diversa di chi ha potuto vedere un tramonto sicuro dove i colori della libertà e della vicinanza abbiano ancora regalato futuri tranquilli, loro ci hanno regalato l’esperienza di una vita rubata e ora riconquistata come quelli dei ragazzi del centro minori stranieri non accompagnati Installar un centro nato ad Ispica dove l’importanza e il rispetto delle persone ne determina l’amore che in un mondo nuovo possa loro donare, fino ad arrivare a quelli dei ragazzi di Paganica con la quale la nostra diocesi è in gemellaggio, perché essere fratelli non è soltanto il valore del sangue ma anche sulla fede e sugli ideali che la nostra Chiesa ci ha trasmesso come valore importante di persone che si amano nel nome di Gesù.

I ragazzi di Inshallah condividono con noi il loro pensiero dicendo, che non si sono sentiti stranieri o ospiti ma parte di una grande famiglia e grazie a l’accoglienza di Don Manlio e di tutte le persone li presenti si è potuto colmare il vuoto della mancanza delle loro famiglie e dei loro amici.

I ragazzi di Paganica dicono la loro dicendo che, il cenone del 31 dicembre è stata un’occasione diversa dal solito, vedere persone che ce la mettono tutta per gettare il cuore oltre l’ostacolo gli ha scaldato l’anima ed è stato anche un momento di crescita e di comunione.

Abbiamo vissuto l’esperienza di una comunità che accoglie fratelli da ogni parte del mondo è stata una dimostrazione incredibile di pietas cristiana. Un capodanno diverso, ma sicuramente indimenticabile.

Mariachiara Matarazzo

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