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Carlo Acutis e la ricerca della santità

da Redazione
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Il 4 Novembre, memoria di San Carlo Borromeo e giorno dell’onomastico del Beato Carlo Acutis, tutta la comunità, compresi i bambini e i ragazzi della catechesi, si è radunata all’interno della nostra Basilica per ascoltare da remoto la toccante e fervida testimonianza di Antonia Salzano, mamma del ‘servo di Dio’.

Fin dalle sue prime parole abbiamo colto e percepito la straordinaria ed esemplare forza d’animo di questa donna che ha raccontato in modo suggestivo le tappe più salienti della vita del figlio, strappato alla vita da una leucemia fulminante a soli 15 anni. Nella sua breve esistenza terrena, Carlo ha vissuto nell’ordinarietà del quotidiano, intriso di santità, in simbiosi con Dio e la Madonna, suoi unici modelli di vita. Sin da piccolo ha palesato la volontà di seguire Dio e di amarlo, affidandosi totalmente a Lui, pregando tutti i giorni il Santo Rosario. Viveva per Gesù, con Gesù e in Gesù, invocandolo intensamente, inginocchiato dinanzi al tabernacolo nel quale – egli lo credeva fortissimamente – si può davvero godere della vera presenza dell’Altissimo. Anzi, a questo proposito la madre di Carlo ci ha riportato ciò che egli ripeteva spesso ai suoi coetanei, ossia che noi cristiani di oggi siamo ben più fortunati dei contemporanei di Gesù, perché per incontrarlo non dobbiamo fare chilometri e chilometri di strada a piedi o scansare le folle che lo attorniavano e si accalcavano su di Lui per ascoltarlo, come ci testimonia il Vangelo. A noi – sosteneva il Beato – basta entrare in una chiesa e soffermarci dinanzi al Tabernacolo del Santissimo! E, anzi, si doleva di come fosse raro vedere persone in adorazione presso i tabernacoli, di come nessuno trovi mai il tempo di fermarsi da Lui per dirgli un grazie, chiaro segno che non si comprende l’importanza dell’Eucaristia!

Egli, invece, pur giovanissimo, aveva intuito tutta l’importanza di questo sacramento, in quanto segno del corpo e del sangue di Cristo, della Sua stessa presenza: non solo dedicava molto tempo all’adorazione eucaristica, ma amava anche partecipare quotidianamente alla Santa Messa, ma soprattutto ricevere l’Eucaristia, che egli chiamava ‘la mia autostrada per il cielo‘. E nella sua breve vita ha profuso un costante impegno per conoscere la vitale importanza del Dono di Gesù: tra l’altro, avvalendosi della sua abilità in campo informatico, ha realizzato una mostra dei principali Miracoli Eucaristici, che si sono verificati nel corso dei secoli in diversi Paesi del mondo.

Questo continuo propendersi verso l’Onnipotente e la sua spiccata attitudine a servire la Chiesa gli hanno permesso di ricevere il sacramento della prima comunione già all’età di sette anni, per poi diventare catechista attivo dagli 11 ai 15 anni.

Si potrebbe pensare, a questo punto, che Carlo Acutis sia stato un ragazzo “diverso” da tutti gli altri, dai suoi coetanei, di un predestinato. In realtà, la madre ci ha tenuto a dirlo, era un ragazzo normalissimo che amava la vita, praticava vari tipi di sport e si dilettava anche a suonare il sassofono, solo che, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, non si lasciava sedurre dai falsi idoli, non inseguiva le cose vane ed effimere, ma incentrava il suo esistere su Dio, spalancandogli le porte del suo cuore.

Come ha più volte ribadito la signora Salzano nel suo excursus, la vita di Carlo è diventata straordinaria perché il giovane ha vissuto in pienezza le sette virtù eroiche: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, ma ciò che lo ha indirizzato verso la dimensione della santità è stato l’esercizio continuo della carità verso gli altri, il suo prodigarsi per aiutare i più deboli e  i bisognosi, i senzatetto, coloro che non avevano una fissa dimora nella caotica città di Milano. Egli non ha minimamente sfruttato il privilegio di appartenere ad una famiglia molto benestante per ostentare la sua ricchezza: costantemente dedito al sacrificio, mirava sempre all’essenziale, cercando di trovare un equilibrio. La sua straordinaria e prorompente generosità, la sua affabilità, il suo essere gioviale lo rendevano unico e speciale agli occhi dei suoi coetanei, che inconsapevolmente respiravano il suo ‘profumo di santità’, alla quale siamo tutti chiamati e verso cui dobbiamo proiettarci.

Anche la madre respira questo profumo e, a chi gli chiede come faccia ad essere così serena pur avendo perso un figlio in età così giovane, pur senza poter negare il dramma vissuto, replica: ‘Lei ci crede alla Vita Eterna? Io non ho mai avuto dubbi su questo, perché è una promessa di Dio!’.

Questo incontro con la personalità di Carlo Acutis ci lascia, dunque, qualcosa di più di un virtuoso esempio di vita: con lui, Dio rivolge a ciascuno di noi un chiaro invito, affinché perseguiamo la meta finale tanto ambita, prediligendo rispetto al finito ed effimero delle cose di questo mondo l’infinito della vita eterna, immersi nella beatitudine e nella contemplazione di Cristo, l’unico vero idolo, degno di essere amato, onorato e glorificato al di sopra di ogni cosa.

Melinda Gianì

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