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Comunione, partecipazione, missione. Il Sinodo visto dai giovani 3

da Redazione
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L’ultimo appuntamento con la pubblicazione del percorso su “Il Sinodo visto dai giovani”.

Sulla responsabilità di ciascuno come parte di una missione comune, i ragazzi hanno prima riflettuto sul senso che danno o riescono a dare alla propria vita e al loro impegno quotidiano. Qualcuno ammette di fare fatica a trovare un significato a ciò che fa o vive, evitando il rischio di trovarsi di fronte a problemi o domande per paura di fallire. Qualcun altro trova senso e significato nell’amore verso la famiglia e dando valore ai propri sogni e volontà. C’è chi riesce a dare un significato a tutto ciò che fa, cercando di trovare il motivo per cui accade qualcosa nella sua vita, perché è spinto a farla o perché ne è nata l’idea.

I ragazzi si sentono parte della missione di Cristo a partire dalla frequentazione del gruppo di post cresima nel quale condividono e ascoltano reciprocamente esperienze di vita. La frequenza agli incontri permette loro di sentire di poter fare qualcosa per la Chiesa, anche se per alcuni a volte prevale un po’ di timore, dettato anche dal carattere chiuso e dalla timidezza. Chi ha fatto e continua a fare esperienza di volontariato nel Cantiere Educativo Volere Volare, sente fortemente di essere parte della missione di Cristo. Il contatto con i bambini permette di dare qualcosa di sé agli altri e di ricevere tanto in cambio. Stare con i bambini è fonte di gioia e spensieratezza e questo dà una spinta in più. Anche l’esperienza della catechesi contribuisce a far sentire i ragazzi parte della missione di Cristo: hanno la possibilità di imparare tanto oltre che di poter dare spunti e idee personali. Stessa cosa per chi pratica lo scoutismo.

I ragazzi hanno anche riflettuto su cosa impedisca alle persone di essere discepoli missionari attivi. Il disinteresse nei confronti delle attività e dei temi trattati, la paura di condividere le proprie esperienze e il messaggio di Dio, sono state alcune delle risposte. I ragazzi percepiscono spesso negli altri il pensiero che credere in Dio sia da stupidi, mentre invece la fede aiuta nella vita a superare gli ostacoli o ad affrontare quelle paure che sembrano insormontabili. Spesso dall’esterno si pensa che le persone di chiesa siano persone che pregano soltanto dando una etichetta negativa a chi frequenta assiduamente le comunità parrocchiali. I ragazzi cercano, non facilmente di comunicare la bellezza dello stare in un gruppo in cui si vivono esperienze diverse che aiutano anche a crescere e che la vita comunitaria è come quella di una famiglia che c’è nelle difficoltà, che condivide vari momenti diversi insieme e che cammina avendo come guida Cristo.

Questa idea distorta della Chiesa come comunità è dettata dal fatto che molti non conoscono come effettivamente una comunità viva. Allora i ragazzi sono stati spronati a essere i primi evangelizzatori, invitando quanti conoscono che non frequentano la chiesa a esserne parte. Forse dovremmo tutti riflettere sul perché a molti l’essere Chiesa arrivi con una percezione negativa!

Il dialogo nella Chiesa e nella società può e deve essere promosso dalla volontà di realizzare una comunità, dal perdono reciproco, dallo spirito di amicizia e comprensione, dalla volontà di integrarsi ed esplorare. Ciò che ostacola il dialogo può essere il disinteresse ai temi trattati o la mancata comprensione del reale valore comunità cristiana. I giovani in questo sono molto carenti. C’è chi tra i ragazzi sente la presenza in chiesa di gruppi che tendono a essere chiusi e a non dialogare con gli altri. Questo alimenta la formazione di comitive che a volte trovano nei gruppi solo un modo per stare insieme fine al divertimento. Per contro si nota la differenza con chi veramente vive in parrocchia perché nutrito dalla fede. Queta divisione certamente non favorisce il dialogo e la crescita della comunità. Spesso le invidie e i pregiudizi dettati dalla non conoscenza delle persone portano molti ad assumere un atteggiamento individualistico, che nuoce e influenza in modo negativo le relazioni. Il dialogo può essere promosso attraverso la condivisione, il sostegno, la comprensione, l’ascolto reciproco e l’aiuto dove necessario.

La maggior parte delle persone con cui i ragazzi dialogano o si relazionano sono credenti o non praticanti. Questo fa emergere delle notevoli differenze, nei comportamenti, negli atteggiamenti, nei modi in cui si divertono, spesso legati agli eccessi di alcool o droghe leggere. Prevale in loro il vuoto di sentimenti positivi a favore di un vivere all’insegna della negatività, del pessimismo e della mancanza di uno scopo. Si avverte in loro il desiderio di vivere per cose effimere legate al momento presente o alle mode. Questo fa sentire i ragazzi quasi su un altro fronte, pur essendo a contatto con amici.

Al fine di costruire una società migliore, omogenea, che tenda a un futuro comune, è fondamentale il dialogo tra tutte le parti. La Chiesa può dialogare meglio con le altre religioni esplorando e conoscendo meglio la cultura e le tradizioni di queste, valorizzando i punti in comune e accettando quelli che differiscono in modo da alimentare lo spirito di tolleranza e amicizia reciproci.

Legato al dialogo è anche il punto che riguarda l’ecumenismo. Si riscontrano a livello locale poche iniziative con coinvolgimento di tutte le comunità religiose presenti sul territorio. A eccezione della marcia della pace annuale, non risultano altre iniziative, che sarebbero auspicabili e necessarie per evitare discriminazioni e pregiudizi a favore di una maggiore integrazione. Sarebbero necessarie iniziative che favoriscano l’interscambio culturale, magari attraverso momenti di condivisione pensati e preparati con il coinvolgimento di tutte le comunità religiose. Le gioie derivanti dalle relazioni tra diverse confessioni sono state evidenziate dai ragazzi che frequentano il cantiere educativo. La differenza di fede non è un inciampo, ma fonte di arricchimento. Le difficoltà sono tutte superabili con l’amore e il sentirsi tutti facenti parte della stessa famiglia, condividendo insieme momenti di festa o di difficoltà. L’aiuto e la vicinanza reciproci sono indispensabili.

La partecipazione attiva dei laici all’interno della Chiesa avviene aiutando chi è nel bisogno, mostrando prontezza e disponibilità ad ascoltare, confortare, consigliare e sostenere i più deboli. Non tutti i membri della comunità operano e partecipano allo stesso modo. I ragazzi ritengono che la percentuale dei laici che partecipa attivamente e che è veramente interessata alla missione della Chiesa, sia bassa. All’apparenza molti si mostrano disponibili, nel concreto non è così. La partecipazione attiva delle persone è ostacolata a volte dal giudizio e pensiero degli altri, dalla vita frenetica che si conduce, dall’influenza che gli altri esercitano guardando in modo negativo l’impegno all’interno della comunità. Alcuni ragazzi si ritengono parte della comunità ecclesiale e sentono di poter agire liberamente all’interno di essa.

Riguardo al discernimento e alle decisioni all’interno della comunità, i ragazzi si sentono coinvolti, anche se non sempre, sulle decisioni che vanno prese. Non sempre viene chiesto loro un parere e quando lo si fa, avviene soltanto all’interno del gruppo di post cresima. Risulta poco frequente la consultazione e il discernimento: anche per le piccole decisioni sarebbe importante lo scambio di opinioni al fine di migliorare e dare stimoli nuovi alla comunità. Ciò va fatto, ovviamente alla luce della Parola di Dio. Si può migliorare in questo cercando un maggiore coinvolgimento dei fedeli e soprattutto dei giovani nel processo di discernimento e di ascolto delle loro idee, come spesso suggerito anche da Papa Francesco. Il discernimento comunitario è importante e va fatto alla luce dello Spirito Santo. A questo i ragazzi si sentono educati sin da piccoli, anche se spesso può essere ostacolato dalla paura di dire le proprie idee. Ai ragazzi in ultimo è stato fatto notare che gli incontri stessi che hanno portato a riflettere sulle varie tematiche che il Sinodo presenta, sono a tutti gli effetti frutto di discernimento e illuminati dallo Spirito Santo, invocato sempre all’inizio di ogni incontro: i suggerimenti venuti fuori sono certamente i loro, ma vivificati dallo Spirito.

I ragazzi e gli animatori del post cresima

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