Home Annunziando Epifania di Nostro Signore nella rappresentazione sacra del presepe. L’adorazione dei Magi

Epifania di Nostro Signore nella rappresentazione sacra del presepe. L’adorazione dei Magi

da Nicole Caruso
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Delineare quando di preciso sia iniziata la consuetudine storica di allestire il presepe è impresa ardua e difficile. Si può quindi immaginare che la sua nascita affondi nella notte dei tempi, così come in una notte lontana è nato nostro Signore Gesù. La rappresentazione della Sacra Famiglia dal punto di vista pittorico è una delle sacre rappresentazioni più comuni alla storia dell’arte religiosa cristiana, seppure sia stata resa sempre in maniera diversa nelle varie interpretazioni dei periodi storici in cui si colloca la tecnica pittorica utilizzata per rappresentare la scena.

Accomuna tutte queste varie rappresentazioni del presepe la presenza di simboli costanti che provengono dal raccontato evangelico. Da quello di Luca gli elementi mangiatoia, adorazione dei pastori e la presenza di angeli in cielo. Altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell’arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l’umiltà.

I Magi invece derivano dal Vangelo secondo Matteo e dal Vangelo armeno dell’infanzia. In particolare, quest’ultimo fornisce informazioni sul numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo in questione fa i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon (Melchiorre), Gaspar (Gaspare) e Balthasar (Baldassarre), anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l’incenso) e un etiope (recante la mirra). Così i Re Magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche che come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa. Anche il numero dei Magi fu piuttosto controverso, oscillando tra due e dodici. In base ai tre doni da loro offerti, citati nel Vangelo di Matteo, papa Leone Magno stabilì che i Re Magi furono tre, con un decreto papale.

Più recente è invece la rappresentazione invece plastica della Natività, che rassomiglia all’ attuale composizione del Presepe, che vede sempre come comune denominatore alcuni elementi essenziali come almeno la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Bambino posto nella mangiatoia, il bue e l’asinello intorno e la stella cometa con alcuni angeli ed intorno i pastori, così come nel giorno dell’Epifania non posso mancare i tre Re Magi con i loro doni.

La nostra stessa Basilica Ss. Annunziata presenta un raffinato bassorilievo in stucco del Gianforma al lato dell’altare centrale raffigurante appunto da un lato l’adorazione dei Magi e di fronte quella dei Pastori. Entrambe scene molto care alla natività soprattutto in una chiesa che ha come come appellativo il titolo della SS. Annunziata. In un mistero di una gravidanza annunciata da un angelo Gabriele si innesta la storia del Messia, che nasce in una grotta e viene adorato dai Pastori e dai Re Magi venuti da Oriente per adorarlo.

Degli eventi simbolici si legano a quest’ultimo evento noto come Epifania. La consuetudine dell’arrivo della Befana appunto il 6 gennaio ha un po’ confuso le menti di noi bambini che ai regali dei Re Magi al bambino Gesù facevamo quasi coincidere per un parallelismo consumistico la calza della Befana. Ma in realtà il termine Epifania ha un significato di “rilevazione”, nei Paesi occidentali ortodossi quel giorno coincide infatti con l’inizio del tempo di Natale in Oriente, noto con il termine equivalente di Teofania. mentre per noi Occidentali coincide con quel tempo di fine vacanze natalizie con il detto “e l’epifania tutte le feste porta via”.

L’epifania, tema caro anche allo scrittore irlandese James Joyce è secondo lui “una rilevazione spirituale,
causata da un gesto, una rilevazione, un oggetto, una situazione della quotidianità, forse banali, ma che rilevano
inaspettatamente qualcosa di più profondo e significativo”.

La rilevazione dell’epifania è associata ad una luce, la cometa che ritroviamo spesso nei nostri presepi e sulle facciate delle nostre chiese richiama l’evento della stella, che simboleggia la manifestazione della Luce più grande di Dio. Il fenomeno astronomico della stella di Betlemme è secondo il racconto del Vangelo di Matteo che guidò il cammino dei Re Magi conducendoli a far visita a Gesù appena nato, mentre altri correnti di pensiero sostengono che si tratti della cometa di Halley, altri che della congiunzione dei pianeti, mentre per Giovanni Crisostomo ciò non sembra proprio una stella ma qualche “potere razionale”, come fosse quasi un potere razionale ed invisibile trasformato nell’apparenza di una stella.

Don Luigi Maria Epicoco la definisce come “quella stella che continua a condurre Gesù anche ai lontani”, mentre Papa Francesco il 6 Gennaio 2017 affermava che i Magi erano il ritratto dell’uomo credente, dell’uomo che ha nostalgia di Dio; di chi sente la mancanza della propria casa, la patria celeste. “Riflettono l’immagine” di tutti gli uomini che “nella loro vita
non si sono lasciati anestetizzare il cuore”.

Sono la speranza di questo periodo buio per ciascuno di noi che vogliamo ancora stupirci di fronte la novità attraverso quel “flusso di coscienza” di Joyce che hanno i suoi protagonisti di Gente di Dublino in cui l’estraniazione dell’uomo lo rende consapevole della rilevazione di un evento. Il Natale è un evento che si ripete da più di 2000 anni e nonostante il Credo di ciascuno di noi, la storia di Gesù Bambino che si rileva ai piccoli per prima piuttosto che ai grandi continua a diffondere il suo messaggio che voleva diffondere il suo primo ideatore.

Il presepe come prima rappresentazione della Natività fu idea di San Francesco d’Assisi, che nel 1223 ne realizzò il primo a Greccio, dopo aver avuto l’autorizzazione da Papa Onorio III. La scelta del luogo fu motivata come luogo simile a quello palestinese, di cui era rimasto colpito durante un suo viaggio intorno al 1220 a Betlemme in Palestina. La descrizione del primo presepio, allestito da San Francesco nella notte di Natale ricreando l’atmosfera palestinese, costituisce la fonte scritta della cui descrizione si servì Giotto per rappresentare l’affresco del Presepe di Greggio nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.

(Foto d’archivio: L’adorazione dei magi – Gianforma J. – Basilica della SS: Annunziata Ispica)

3 commenti

Rosario 6 Gennaio 2022 - 11:54

Conosco personalmente l’autrice del testo. Personalità dotata di forte spirito e cultura.
Ottimo spunto di riflessione il tuo articolo.
Serie e professionale, cultrice di storie e tradizioni locali e popolari.

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Donzello Salvatore 6 Gennaio 2022 - 15:48

L’ accostamento ad un uso letterario del termine Epifania, rischiava di esprimere una connotazione poco religiosa dal significato secolarizzato. Con grande maestria il tutto è stato ricondotto ai valori di un cristianesimo che nasce…..per noi.

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rosariapiazfz36il .i 6 Gennaio 2022 - 20:27

Complimenti Nicole per il tuo esauriente e delicato commento Molte notizie mi erano sconosciute Grazie

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