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Io, Gesù nella Via Crucis Vivente…

da Giovanni Fronte
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L’Ultimo Venerdì di Quaresima, nella Basilica della SS. Annunziata, dall’Associazione Don Bosco e tutta la comunità parrocchiale viene messa in scena la Via Crucis vivente, la cui prima edizione fu realizzata nel 1994.
Ho chiesto allora a Claudio Moncada, uno dei primi membri dell’Associazione Don Bosco ad interpretare il ruolo di Gesù nelle sue ultime ore terrene, un suo ricordo e raccontare la sua esperienza di quegli anni.

“A me la Via Crucis da nunziataro (nome in dialetto dato agli appartenenti della Basilica della SS. Annunziata ndr) ha colpito veramente tanto, racconta Claudio. Sono molto legato all’Associazione Don Bosco perché da quando è nata ne ho sempre fatto parte, impegnandomi anche nel consiglio direttivo per diversi anni: la Via Crucis non era la serata finale, ma il culmine di un percorso fatto di prove ogni sera fra gioie e dolori (ogni tanto le prove non andavano per il verso sperato) ma ci divertivamo sempre. Sono passate tante persone dalla Via Crucis: molte, purtroppo, non ci sono più ma hanno lasciato il segno: Don Turiddu Lorefice, ad esempio, che faceva il Sommo sacerdote e, durante il percorso, ogni tanto me lo ritrovavo davanti intralciando le scene, Claudio Agosta che faceva il Cireneo, Salvatore Avveduto e tanti altri che oramai non ci sono più.

Come nacque la Via Crucis Vivente?
“Non ricordo esattamente il motivo per cui nacque la Via Crucis – racconta Claudio – fu un’idea partorita da molti soci tra cui Nino Gianì e Attilio Fava: tuttavia si doveva realizzare solo per un anno. Dato poi che la prima esperienza andò bene, si decise di farlo anche negli anni successivi.

Perché sei stato scelto per interpretare Gesù?

Il primo ad interpretare Gesù nella Via Crucis della SS. Annunziata fu Alessandro Fronte per i primi due anni: io ho avuto solo un piccolo ruolo (il soldato del tempio). Quando Alessandro ha dovuto rinunciare, venne posto il problema del sostituto. Una problematica non di poco conto, era il ruolo principale.
In quegli anni avevo i capelli lunghi e la barba, cosicché Attilio Fava (uno degli organizzatori) notò una certa somiglianza mia con l’immagine di Cristo e mi chiese:
Perché non fai tu Gesù nella Via Crucis? Stiamo cercando un sostituto.” Io, un po’ sorpreso, gli dissi: “Proviamoci”. Le prove sono andate bene e da allora, siamo nel 1996, fino al 2001 ho interpretato Gesù nella Via Crucis Vivente.

Come si svolgeva la Via Crucis Vivente in quegli anni?
Agli inizi la Via Crucis veniva narrata stazione per stazione e terminava sotto il palco della crocifissione, dove era presente già la statua del Crocifisso per la successiva deposizione. Era tradizione infatti che, al termine della Via Crucis, i confrati toglievano Gesù dalla croce per la deposizione.
Ci fu molto scetticismo a passare dalla statua del crocifisso alla crocifissione vivente: prima di allora, una cosa del genere non si era mai vista né ad Ispica e nemmeno nei dintorni.
Nel 2000, non senza difficoltà e con molto scetticismo, con la regia di Giuseppe Galfo siamo riusciti a passare alla crocifissione vivente ma la statua del crocifisso era ancora lì. Vennero costruite, allora, due scene della crocifissione: una per la crocifissione vivente, l’altra con la statua del crocifisso per la deposizione.
Si creò un’atmosfera particolare e il risultato fu emozionante: il percorso della via crucis era illuminato solo dalle torce ad olio, musiche toccanti, tamburi e scenografie…la gente si emozionò tanto che lo scetticismo iniziale venne meno. Lo stesso Don Paolo Ferlisi (parroco dell’Annunziata nel 2000) disse che non credeva che si potesse raggiungere un simile risultato.
In seguito ai tanti consensi ottenuti, nel 2001 si decise di fare anche la deposizione vivente sull’esempio della Pietà di Michelangelo e del film Gesù di Nazareth di Zeffirelli: ricordo che fu un momento indimenticabile ed emozionante perché Daniela Fava (un’attrice facente parte dell’Associazione) interpretò il ruolo della Vergine Maria in maniera magistrale, fantastica.

Come hai vissuto il ruolo di Gesù in quegli anni?
Via Crucis, interpretare Gesù…io, una persona che non aveva mai recitato prima di allora. Non ero un attore preparato per cui la parte principale era una cosa normale, per me interpretare Gesù e avere la responsabilità di rappresentare la comunità della SS. Annunziata nel ruolo più grande che poteva capitare era un onore e un onere…sapevo che tutti gli occhi erano puntati su di me e dovevi esser bravo a trasmettere quello che è successo veramente a Gesù migliaia di anni fa.

All’inizio l’impatto è stato veramente molto forte tanto che mi sono chiesto: sono degno di rappresentare Gesù nelle sue ultime ore?

Ma con il tempo, poi, superate le iniziali difficoltà, nella Via Crucis rivivevo, nel mio piccolo, quello che è successo a Gesù duemila anni fa. Le persone che seguivano la Via crucis dall’esterno le vedevo come le persone di allora: chi si commuoveva pensavo a quelle persone che soffrivano per la sorte toccata a Gesù e poi c’erano anche le persone indifferenti, che ridevano: immaginavo che fossero le persone che lo schernivano. In poche parole, vivevo il mio ruolo come se la Via Crucis fosse reale, soprattutto perché si creava un’atmosfera particolare in quegli anni.

Perché hai rinunciato al ruolo di Gesù?
Nel 2002 ho deciso di abbandonare la Via Crucis, e quindi il ruolo di Gesù, per dare spazio agli altri, nonostante venissi identificato come “Il Cristo dell’Annunziata”, venendo sostituito da Salvatore Cicciarella e negli anni a seguire questo ruolo venne interpretato poi da Serafino Arena e Giovanni Fronterré: quest’ultimo lo interpreta in maniera magistrale.
Io sono rimasto comunque dietro le quinte dando una mano per la logistica, per la progettazione e nell’organizzazione.

Quando hai interpretato Gesù per l’ultima volta?
L’ultima volta che interpretai Gesù è stato nel recital “I Cieli narrano…” ideato da Giuseppe Galfo: fu un lavoro da pazzi perché in quel periodo dovevamo non solo curare le scenografie per la via crucis e quelle per il recital, ma anche fare le prove: alcuni facevano solo la Via Crucis o solo il recital, ma tanti le facevano entrambe…
Recital realizzato per due anni: è un peccato che non si sia più rifatto, secondo me, questa idea sarebbe da riprendere.

Che differenze ci sono tra la via Crucis vivente degli inizi e quella che si è realizzata fino ad ora?
Adesso la Via Crucis è diventato un momento molto importante per l’Annunziata, è un evento che tutti aspettano: prima, però, le persone erano molto più attente, poiché non c’erano gli smartphone e nessuno si metteva a realizzare video come invece succede adesso, con il rischio di non gustarsi pienamente la scena. Tuttavia adesso il tutto viene molto più curato nei dettagli, dal trucco ai vestiti presi per l’occasione ed è a livello organizzativo una macchina fenomenale. Spero continui ad andare avanti così perché è qualcosa di formidabile!

 

Grazie, Claudio, per il tuo racconto. E’ stato bello rivivere le emozioni degli inizi della Via Crucis Vivente che, a causa della pandemia che sta affliggendo il mondo, purtroppo non si svolge da 2 anni…ci auguriamo di poter passare presto dai ricordi a rivivere nuovamente dal vivo le ultime ore terrene di Gesù, come comunità credente nella morte e Risurrezione di Cristo.

(nella foto: Claudio Moncada durante il recital “I cieli narrano”)

1 commento

Sara Piazzese 9 Aprile 2021 - 21:44

Complimenti per l’articolo. Veramente molto bello.

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