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Campo Scuola 2023. La nostra visita alla Comunità Sasso Montegianni

da Redazione
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Quest’estate noi giovanissimi del post cresima abbiamo avuto la fortuna di poter vivere un’esperienza unica di comunità e fraternità. Giorno 5 agosto siamo partiti da Ispica pieni di gioia e aspettative per la settimana che ci attendeva, ma sapevamo ben poco del nostro viaggio, anzi per meglio dire sapevamo una sola cosa, la nostra meta era la Toscana.

Quando si sente parlare di gita in Toscana le prime cose a cui si pensa sono le grandi mete turistiche  e le bellissime città d’arte come Firenze, Pisa o Arezzo; e forse in fondo in fondo è quello che speravamo anche noi ragazzi.

Invece con la guida di Don Manlio e dei nostri educatori abbiamo visto la parte più nascosta della Toscana: la parte che pensa agli ultimi e agisce con spirito di fraternità e misericordia. Tra queste molte esperienze la più “insolita” è quella che abbiamo vissuto la mattina del 9 agosto quando siamo andati a visitare la Comunità Sasso Montegianni, una comunità con la finalità di recupero e di reinserimento sociale di persone con problemi di tossicodipendenza situata nel comune di Marradi, comune in cui abbiamo anche alloggiato durante il nostro viaggio.

Quella mattinata è stato un momento che non dimenticheremo mai perché abbiamo avuto modo di incontrare quelle persone che la società definisce “gli ultimi degli ultimi”, coloro che per l’abuso di sostanze hanno perso tutto: lavoro, famiglia, amici, ogni cosa.

Per poter conoscere ancora più nel profondo questa realtà ci è stata data l’occasione di dialogare per qualche ora sia con gli educatori di Sasso sia con le persone in cura presso la comunità, quest’ultime testimonianze sono state quelle che ci hanno colpito di più; sentire la rabbia, la tristezza, a tratti la  pura disperazione  che riempie le storie delle loro vite, emozioni generate dal fatto di essere stati in un circolo vizioso, quello della tossicodipendenza, che distrugge non solo il corpo ma anche l’anima portando a commettere anche reati per ottenere qualche grammo di una sostanza.

Abbiamo però anche visto l’altra faccia della medaglia, negli occhi di quelle persone c’era sia la consapevolezza dello sbaglio ma soprattutto c’era la voglia e la forza di rialzarsi e ricominciare una nuova vita in cui le droghe sono solo un vecchio fantasma che non fa più paura.

Tutte queste però rimarrebbero solo belle parole e per lo più false speranze se non fosse per la presenza del personale di Sasso, persone a dir poco eccezionali che con totale spirito di abnegazione mettono la loro vita al servizio degli ultimi non avendo paura di loro ma vedendo il loro la bellezza interiore proprio come Gesù e San Francesco d’Assisi i quali non avevano paura di toccare e abbracciare i lebbrosi in quanto anche loro erano figli di Dio e meritavano un po’ d’affetto e qualcuno che li aiutasse a cominciare una nuova vita.

In chiusura mi sembra necessario fare una summa dell’emozioni e delle riflessioni che mi ha suscitato personalmente la visita alla comunità Sasso: innanzitutto mi ha sorpreso il “perdonare”, principio cardine della comunità in una sua forma di “perdono ad oltranza” che seguendo lo spirito evangelico ci ricorda quanto questo gesto sia importante e debba essere centrale nelle nostre vite; il coraggio e la determinazione di quelle persone che anche dopo cadute e ricadute riescono sempre a rialzarsi e continuare il proprio percorso; la voglia di applicare il modello di Sasso anche nel nostro quotidiano, questo tema fuoriuscito grazie alla domanda di uno di noi ragazzi, il quale ha chiesto come noi nel nostro piccolo possiamo aiutare un amico che magari si sta avvicinando a questo brutto mondo delle droghe, la risposta in breve dell’educatore di Sasso è stata: “non lasciatelo solo, non lo emarginate anzi fategli capire l’errore che sta commettendo e porgetegli la vostro mano quando cerca di uscire e scappare dalle droghe”  questa risposta non ha bisogno di spiegazioni ma ha bisogno di essere applicata nelle nostre vite, nelle nostre famiglie e nelle nostre amicizie.

Belle parole, ma noi ci riusciremo?

di Mattia Dibenedetto

1 commento

Donato Bruno 17 Agosto 2023 - 15:35

Bravissimo Mattia.

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