Home Annunziando Legati aldilà della morte. Il suffragio per i nostri cari defunti

Legati aldilà della morte. Il suffragio per i nostri cari defunti

da Redazione
775 visualizzazioni

La devozione verso i defunti viene praticata ovunque e fin dalle origini del mondo a testimonianza che la morte non recide il legame con le persone a noi care.

La commemorazione dei defunti, celebrata il due Novembre, ebbe origine in Francia all’inizio del sec. XI.

Nel monastero di Cluny viveva un santo abate di nome Odilone, che a suffragio delle anime del purgatorio faceva lunghe preghiere e continue penitenze. Un giorno un religioso del suo monastero, tornando dalla terrasanta e sbattuto da una tempesta sulle coste della Sicilia, incontrò un eremita che gli raccontò di aver visto uscire da alcune caverne fiamme e fumo e di aver sentito lamenti di anime del Purgatorio e grida di demoni che dicevano che l’abate Odilone con le sue penitenze e preghiere mandava in cielo molte anime.

Il religioso, tornato in Francia, fece sapere la cosa all’abate Odilone che a tale notizia non solo aumentò le preghiere ma emanò un decreto a tutti i conventi della sua dipendenza col quale consacrava il due Novembre alla memoria dei defunti. Tale decreto, all’inizio dell’XI secolo fu esteso a tutta la cristianità da Papa Giovanni XVI.

Il ricordo dei nostri cari defunti, però non deve essere legato solo al due Novembre o solo alla cura esterna delle tombe abbellite con fiori. E’ nostro obbligo invece aiutarli con i nostri suffragi giorno dopo giorno.

Sono tantissime le testimonianze dei Santi che ci aiutano a capire l’importanza, l’utilità, la necessita della devozione verso le anime del Purgatorio.

Ne citiamo alcune:

Origine delle trenta messe di San Gregorio. Un frate, chiamato Giusto, per aver mancato al voto di povertà, fu scomunicato dal Papa San Gregorio; alla sua morte fu fatto seppellire fuori da cimitero del convento. Dopo qualche tempo il Papa, mosso a compassione, fece celebrare per frate Giusto trenta Messe senza interruzione. Ora avvenne che al termine della trenta messe l’anima di frate Giusto se ne volo’ al cielo.

Da questo fatto si crede comunemente che l’anima, per la quale si celebrano le messe di San Gregorio venga liberata dal Purgatorio subito dopo la celebrazione delle suddette messe: forse in virtù delle speciali indulgenze che i sommi pontefici hanno ammesso a questa pia pratica.

Origine delle sette messe di San Nicola Tolentino. Una notte San Nicola Tolentino vide in sogno l’ombra dell’amico defunto fra Pellegrino da Osimo, il quale lo pregò di celebrare subito una messa per lui e per le altre anime del Purgatorio:

Il santo gli rispose che non poteva appagare il suo desiderio perchè gli spettava la messa di turno. Allora il defunto lo condusse in spirito in Purgatorio. Il Santo, al vedere le pene che soffrono le povere anime, restò spaventato.

Il giorno dopo raccontò al suo superiore la visione avuta in sogno nella notte e questi gli ordino’ di celebrare non una, ma sette messe consecutive per l’anima di fra Pellegrino. Il Santo celebrò con tutto il fervore le sette messe al termine delle quali vide di nuovo l’anima di fra Pellegrino e le altre anime ancora, che se ne volavano festanti al cielo. Da qui l’uso delle sette messe di san Nicola Tolentino.

Dalle memorie di san Giovanni Bosco: Un giovanetto di quindici anni di nome Carlo, i cui genitori avevano a Torino una trattoria a Valdocco, presso l’oratorio salesiano, un giorno fu colpito da una grave malattia. L’infermo mandò a chiamare don Bosco per confessarsi; poiché il Santo era fuori Torino vi andò il suo vice Parroco. Due giorni dopo il pio giovanetto morì col nome di Don Bosco sulle labbra.

Il Santo, tornato a Torino, e saputo che il giovane Carlo il giorno innanzi era passato all’altra vita, si recò in fretta alla casa del defunto. Giuntovi, disse ai parenti del giovane: voi credete che Carletto sia morto? No egli dorme. E, avvicinatosi alla salma, a mani giunte e con gli occhi levati al cielo, fervorosamente pregò.

Poi, in tono di comando disse: Carletto alzati e parla. A queste parole il morto aprì gli occhi li fisso’ su Don Bosco e sorridendo gli disse: Padre avete fatto bene a venire da me vi ringrazio tanto tanto.

I parenti del defunto e tutti i presenti rimasero spaventati e stupiti per il prodigio. Poi San Giovanni Bosco domandò al giovane risuscitato: Ora che sei tornato in questo mondo, vuoi rimanere o tornare nell’altro?

Carlo lasciò cadere il capo sul guanciale e, col sorriso sulle labbra rispose: Mi piace tornarmene all’altro mondo: la si è sicuri del Cielo. Cosi dicendo si addormento per sempre nel Signore.

Tantissime altre testimonianze si potrebbero ancora citare e tutte edificanti ma queste già bastano perché evidenziano la forza della fede dei nostri santi e ci esortano ad accoglierne il messaggio di essere di aiuto per i nostri defunti.

La chiesetta “ri l’Armisanti” o di San Biagio ci ricorda che anche i nostri avi erano particolarmente devoti alle anime del purgatorio. Molto probabilmente esisteva anche a Spaccaforno come in altri paesi della Sicilia una confraternita delle anime del purgatorio sotto il titolo di San Biagio che si preoccupava di suffragare per i defunti.(ad Aci sant’Antonio si hanno notizie di una tale confraternita già dal 1592).

L’esposizione del SS. Sacramento nella suddetta chiesetta ci offre l’opportunità di pregare per i defunti attingendo al patrimonio di preghiere e indulgenze che madre chiesa ci offre per abbreviare le sofferenze di coloro che si trovano nel purgatorio e condurli cosi alla gioia del paradiso.

Graziella Corvo

Lascia un commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Cliccando su ACCETTO acconsenti al loro utilizzo. ACCETTO Scopri di più